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Terremoto: ricostruzione al palo, 1 scuola realizzata su 108 previste

27 ottobre 2017 | 15.29
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(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

Ricostruzione al palo a un anno dagli eventi sismici del 26 e 30 ottobre 2016 nel Centro Italia. Alla vigilia del secondo inverno, il ritardo è gravissimo e riguarda tanto le scuole quanto la consegna delle soluzioni abitative d’emergenza. Solo una scuola realizzata sulle 108 da ricostruire previste da due piani straordinari approvati dal Commissario straordinario alla ricostruzione, e un’altra è in costruzione. Mentre su 3.570 casette richieste complessivamente nelle quattro regioni colpite, quelle consegnate sono 995.

È questo il quadro che emerge dal report dell’Osservatorio per la ricostruzione di qualità promosso da Fillea-Cgil e Legambiente per monitorare la ricostruzione delle aree del Centro Italia. Numeri che, anche in considerazione degli stanziamenti disposti, portano a interrogarsi sulle cause dei ritardi. Il compito di coordinare la realizzazione delle casette è della Protezione Civile, il compito di coordinare la realizzazione delle scuole è della Struttura del Commissario straordinario. Il documento dell’Osservatorio individua responsabilità lungo tutta la complessa catena di comando, non sempre chiara.

Sottolinea, inoltre, che l’esigenza del “fare presto” non deve essere disgiunta dalla qualità del costruito, e manifesta forte preoccupazione all’idea che per la riapertura di alcune scuole ci si possa accontentare del miglioramento sismico e non dell’adeguamento nonostante gli ingenti investimenti.

"Senza case e scuole non si ricostruiscono le comunità, né ripartono le attività economiche - commenta la presidente di Legambiente Rossella Muroni - Per chi è lontano diventa sempre più difficile scegliere di tornare, chi nonostante tutto ha deciso di rimanere è costretto ad affrontare troppi disagi e a convivere con un continuo senso di precarietà". “Molto è stato fatto ma molto, moltissimo ancora è da fare. La ricostruzione non è partita e la fase dell’emergenza si prolunga in modo, a volte, ingiustificato - aggiunge il segretario generale di Fillea Cgil Alessandro Genovesi - La ricostruzione non sia il terreno per la campagna elettorale, ma banco di prova per la parte migliore delle classi dirigenti”.

Partiamo dalla ricostruzione delle scuole. Sono 105 quelle da ripristinare con finanziamenti pubblici previste dalle Ordinanze commissariali: 18 in base al primo programma straordinario (gennaio 2017) e 87 in base al secondo (luglio 2017). Tre sono invece le scuole finanziate dai donatori. Delle prime, è in fase di costruzione solo la scuola primaria “Romolo Capranica” ad Amatrice. Delle seconde, è stata realizzata la scuola dell’infanzia “Benedetto Costa” di Sarnano, grazie ai finanziamenti della Regione Friuli Venezia Giulia.

L’ordinanza che stabilisce i 21 edifici scolastici da ricostruire entro l’inizio dell’anno scolastico in corso (18 da realizzare con finanziamenti pubblici e 3 con risorse di donatori) quantifica in 110.000.000 euro l’importo complessivo a carico dello Stato. Le scuole sono due in Abruzzo, due nel Lazio, 13 nelle Marche e quattro in Umbria. Ma delle 18 scuole messe a gara, sono iniziati solo i lavori della scuola primaria “Romolo Capranica” ad Amatrice, all’inizio di ottobre.

Il resto delle gare non viene assegnato, nonostante l’ordinanza 35 del 31 luglio abbia modificato le prime due ordinanze 14 e 18, con l’obiettivo di facilitare la messa a gara. Eppure, sono 900 le aziende che inizialmente hanno espresso interesse alla realizzazione dei 18 edifici scolastici, ma soltanto la realizzazione di uno di essi sia stata aggiudicata. Il 4 agosto 2017 Invitalia pubblica un secondo “avviso esplorativo” per la costruzione delle 18 scuole, seguito da un nuovo elenco di esecutori interessati e si giunge così a 1.119 aziende. Ma ancora nessuna gara è stata aggiudicata.

L’ordinanza 33 dell’11 luglio 2017 approva il secondo programma straordinario per la riapertura delle scuole in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria in cui si prevede la ricostruzione di altre 87 scuole, con uno stanziamento complessivo di 231.038.692 euro. A differenza delle 18 scuole inserite nel primo programma straordinario, i Committenti delle ulteriori 87 scuole sono i Comuni e le Province. Ad oggi, su tali opere Invitalia non ha pubblicato alcun bando.

Capitolo Soluzioni Abitative di Emergenza (Sae): sono state richieste complessivamente 3.570 casette (205 in Abruzzo, 775 nel Lazio, 1.824 nella Marche e 766 in Umbria) da 43 comuni sui 140 danneggiati dal sisma. Al 17 ottobre 2017 ne sono state consegnate 995, pari al 27,87% del totale richiesto.

I ritardi nella consegna delle Sae nelle quattro Regioni sono molto differenti. In Abruzzo una sola casetta è stata consegnata sulle 205 richieste, nel Lazio 616 su 775, nelle Marche 167 su 1824, in Umbria 211 su 766. La tabella di marcia dipende da quando i Comuni hanno individuato e comunicato le aree da urbanizzare, dai tempi con cui le rispettive Regioni verificano l’idoneità idro-geo-morfologica, dai tempi dell’eventuale esproprio dell’area e della progettazione.

Il comune di Norcia già il 3 ottobre 2016 ha comunicato la prima area alla Regione, Amatrice il 14 ottobre 2016, Accumoli l’11 novembre 2016, essendo state colpite dal sisma di agosto. Ad Amatrice ne sono state consegnate 428 su 512 (83,59%), ad Accumoli 188 su 199 (94,47%). Per alcuni Comuni, che hanno comunicato le aree disponibili solo all’inizio di settembre 2017, l’iter è appena iniziato.

Ci sono anche cause oggettive che giustificano in parte i ritardi e le differenze, tra cui il susseguirsi degli eventi sismici (24 agosto, 26 e 30 ottobre, 18 gennaio) che ha allargato l’area del cratere, allungato i tempi per la verifica dei danni sugli immobili, ha fatto aumentare progressivamente le persone rimaste senza casa.

Poi c'è la questione relativa alla situazione dei lavoratori, adibiti sia all’allestimento delle aree per le Sae sia al loro montaggio, che sembra sfuggire ai controlli, come dimostra, per esempio, l’inchiesta giudiziaria della procura di Napoli di ottobre sulle aziende fittizie che occupavano lavoratori in nero in Umbria. Non va quindi sottovalutata la necessità di prevenire l’illegalità nei cantieri, visto che le verifiche effettuate sul campo dagli operatori del sindacato hanno registrato, in tutte e quattro le Regioni interessate, la presenza di lavoratori completamente sconosciuti alle Casse edili o denunciati con un monte ore di lavoro di molto inferiore a quello effettivamente svolto.

Parliamo quindi di lavoro nero e grigio nei cantieri finanziati dai fondi pubblici. "Senza l’adozione di strumenti legislativi appropriati, tali fenomeni sono destinati a diventare strutturali - rileva il rapporto - Lo strumento del Documento Unico di Regolarità Contributiva per congruità deve essere adottato da tutti i soggetti attuatori, quelli che affidano i lavori". Lo strumento consiste nell’adozione di criteri attraverso cui la Cassa edile può calcolare, in base alla natura dell’opera e al suo importo, la manodopera che obbligatoriamente deve essere impiegata e quindi il monte ore che deve essere denunciato presso l’Ente.

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