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Animali: Lav, più cani nei canili e diminuiscono le adozioni

30 agosto 2018 | 12.53
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Animali: Lav, più cani nei canili e diminuiscono le adozioni

Aumenta nel 2017 il numero dei cani 'ospiti' nei canili rifugio, sono 114.866 (+9,26% rispetto al 2016), mentre per il secondo anno consecutivo si registra un preoccupante calo delle adozioni in tutto il Paese (-3.704 cani). Il Mezzogiorno resta zona critica per numero e gestione di cani e gatti sul territorio: se nel Centro-Nord Italia (ad eccezione del Lazio) il randagismo canino è infatti contenuto, al Sud e nelle Isole il numero dei cani randagi è ancora rilevante. Poche nel Mezzogiorno le colonie feline registrate.

Sono alcuni dei dati contenuti nell'indagine 2018 della Lav sul randagismo, fenomeno di cui non si conoscono le reali dimensioni a causa della scarsità di dati ufficiali completi che permettano un'analisi dettagliata della situazione.

Per avere un quadro il più realistico possibile, per il terzo anno consecutivo la Lav ha chiesto a Regioni e Province Autonome di indicare quante strutture di accoglienza per cani e gatti siano presenti sul loro territorio; quanti cani, dopo essere stati catturati, siano stati restituiti al proprietario; quanti fossero quelli presenti nei canili rifugio; il numero delle colonie feline e delle sterilizzazioni effettuate e quello delle adozioni.

Questi i dati del rapporto nel dettaglio. Nel 2017 il numero dei cani presenti nei canili rifugio è aumentato del 9,26% rispetto al 2016, su 114.866 cani presenti in queste strutture il 72% (82.342) si trova in quelle del Mezzogiorno.

Nel 2017 sono stati 91.021 i cani entrati nei canili sanitari e solo il 38% è stato restituito al detentore: la percentuale più bassa di restituzione è stata registrata nel Sud Italia e nelle Isole, con appena il 6%, percentuale che aumenta al 39% nel Centro Italia, fino ad arrivare ad un 69% di media per le regioni del Nord.

Ciò è dovuto essenzialmente alla minore propensione alla registrazione in anagrafe degli animali d’affezione nelle regioni del Mezzogiorno, che rende difficile rintracciare la famiglia di appartenenza del cane che entra in canile.

Sul fronte dell ’identificazione e della registrazione in anagrafe, dal 2017 al 2018 si è registrato un aumento del 12,3%, pari a 1.159.409 cani in più. Lombardia (1.470.789), Veneto (1.213.005), Emilia- Romagna (1.113.829), Piemonte (889.639) e Lazio (850.267) sono le Regioni che contano il numero totale maggiore di cani registrati in anagrafe, alla data del 27 giugno 2018.

Il dato incoraggiante è che le regioni che hanno registrato il maggiore aumento di cani iscritti in anagrafe nei primi sei mesi del 2018, rispetto a quelli del 2017, sono regioni del Centro e del Sud: Umbria (+122%), Marche (+88%), Sicilia (+44%), Abruzzo (+11%), ma anche Lazio, Toscana e Calabria che fanno registrare un incremento pari al 10%. In nessuna regione, inoltre, si è registrata una flessione del numero delle registrazioni.

Rispetto al numero delle strutture, in Italia risultano 434 canili sanitari e 766 rifugi (114 canili assolvono entrambe le funzioni) per un totale di 1.200 canili, il 44% dei quali si trova nel Mezzogiorno, il 37% al Nord e il restante 19% al Centro. Inversa la situazione per quanto riguarda i gattili, quasi inesistenti al Sud e nelle Isole, che ne registrano appena 7 contro i 94 del Centro nord.

Scarsa attenzione anche per le colonie feline (7.934 colonie registrate contro le 53.944 del Centro nord) e per la sterilizzazione dei gatti (poco meno di 15.000 contro i poco più di 54.000 del Centro-nord).

Deve far riflettere, invece, il calo delle adozioni nel 2017: -3.704 cani rispetto al 2016, confermando così il trend negativo evidenziato lo scorso anno, quando si era registrato un calo di 3.048 adozioni. Un fenomeno che riguarda tutte le regioni, ad esclusione di Lazio, Emilia-Romagna, Molise e Valle d’Aosta.

Sarà anche perché vivere con un cane o un gatto costa: su cure veterinarie e cibo per animali non tenuti a scopo di lucro si applica l’Iva ordinaria (22%), le detrazioni Irpef per farmaci e cure veterinarie sono irrisorie, mentre il costo di un farmaco veterinario è in media cinque volte superiore rispetto a quello a uso umano (al tema la Lav dedica anche una campagna, #ipiùtassati).

Il randagismo, quindi, è un fenomeno lontano dall'essere superato, e che costa alla collettività: nel 2017 si sono spesi 402.031,00 euro al giorno per il mantenimento dei cani detenuti nei canili.

Per questo la Lav chiede al ministro della Salute Giulia Grillo di prevedere con urgenza un Piano Nazionale di prevenzione del randagismo, che preveda, tra le altre cose, la raccolta di dati completi e certi da parte di tutte le Regioni; la realizzazione di un’Anagrafe nazionale canina e felina; la presenza di associazioni di volontariato nei canili per facilitare le adozioni; incentivi per chi adotta, sotto forma di detrazioni, riduzione Iva, buoni e rimborsi, e la promozione dell’accoglienza degli animali nelle strutture turistiche e nei luoghi pubblici.

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