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I costi dei cambiamenti climatici preoccupano gli italiani

28 novembre 2018 | 14.15
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I costi dei cambiamenti climatici preoccupano gli italiani

Solo il 26% degli italiani considera che le misure da attuare per contrastare i cambiamenti climatici possano incidere positivamente sulla crescita economica e l’occupazione, rispetto alla media dell’UE del 21%. Insomma, siamo leggermente più ottimisti rispetto al cittadino medio europeo, ma i numeri dicono che c’è ancora scarsa consapevolezza delle opportunità economiche che la lotta ai cambiamenti climatici può offrire.

Per contro, il 54% degli italiani pensa che risentirà personalmente, a livello finanziario, a causa dei cambiamenti climatici e delle misure per contrastarli (con maggiori spese assicurative, costi energetici, tasse, ecc.) e ad essere più preoccupati sono i concittadini con reddito alto: il 46% di quelli con un reddito familiare annuale lordo inferiore a 12mila euro ritiene che le misure di contrasto gravino sull’economia, opinione condivisa solo dal 28% di coloro che hanno un reddito superiore a 24mila euro.

Lo rileva il sondaggio sul clima pubblicato oggi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) in collaborazione con YouGov, società internazionale di analisi dell’opinione pubblica, che analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina.

Si tratta della seconda serie di risultati dell'indagine che s’interessa, in particolar modo, a come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici e la crescita economica, tema che sarà ampiamente dibattuto alla Conferenza mondiale sul clima (Cop24) in programma per la prossima settimana in Polonia. Alla conferenza i decisori provenienti dalle varie parti del mondo si scambieranno pareri sulle vie da seguire per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi.

Nel complesso, l’indagine ha rilevato che i cittadini dell’UE sono più preoccupati delle ripercussioni finanziarie causate dai cambiamenti climatici, rispetto agli americani e ai cinesi. Il 55% degli europei è dell’avviso che gli effetti finanziari del fenomeno incideranno su di loro personalmente, opinione condivisa dal 40% dei cinesi e dal 45% degli americani.

I cittadini statunitensi sono anche i più ottimisti riguardo ai benefici economici derivanti dalle misure attuate per contrastare i cambiamenti climatici: il 26% ritiene che l’effetto di dette misure può essere positivo sull'economia, mentre solo il 21% degli europei condivide quest’opinione, percentuale che scende addirittura all’11% per i cinesi.

In questo contesto, la Banca europea per gli investimenti (BEI) s’impegna ad essere tra i maggiori finanziatori mondiali nell’azione di lotta ai cambiamenti climatici: la Banca ha investito oltre 130 miliardi di euro in tutto il mondo, sostenendo investimenti in questo campo pari a 600 milioni di euro dal 2011, ovvero un ammontare all’incirca equivalente al PIL polacco.

“I finanziamenti sono un fattore cruciale nella lotta mondiale contro i cambiamenti climatici e gli effettivi negativi che comportano - dichiara Monica Scatasta, capo della politica ambientale, climatica e sociale della BEI - Noi della BEI siamo fermamente convinti che finanziare l’azione per il clima sia fondamentale anche per sfruttare le opportunità di crescita e innovazione".

"Forse - continua - non tutti sanno che le misure volte ad affrontare il cambiamento climatico possono anche produrre notevoli benefici per la crescita economica e creare un numero significativo di nuovi posti di lavoro. Ma i finanziamenti pubblici, da soli, anche quando provengono dalle istituzioni internazionali, non sono sufficienti. Gli investitori, gli imprenditori e tutte le forze economiche hanno un ruolo da svolgere per contrastare i rischi legati ai cambiamenti climatici. Alla BEI ci adoperiamo per questo: contribuiamo ad attivare queste forze per sostenere l’azione per il clima".

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