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Rifiuti: Snpa, nel 2017 produzione in calo, -1,8%

27 febbraio 2019 | 12.59
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Rifiuti: Snpa, nel 2017 produzione in calo, -1,8%

di Stefania Marignetti

In Italia rallenta ma non si ferma il consumo di suolo: perdiamo in maniera irreversibile 2 metri quadrati al secondo. Male anche sul fronte della qualità dell'aria, con i limiti previsti dalla normativa che non sono rispettati in gran parte del territorio nazionale. Ma facciamo molto bene sul fronte dell'agricoltura biologica che cresce a un ritmo senza uguali rispetto agli altri Paesi europei. Sono alcuni dei dati emersi dalla seconda edizione del Rapporto Ambiente di Snpa, presentato oggi in occasione della prima conferenza nazionale del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente.

Vediamoli nel dettaglio. Il consumo di suolo in Italia continua a crescere pur segnando un rallentamento negli ultimi anni: tra il 2016 e il 2017 le nuove coperture artificiali hanno riguardato circa 5.200 ettari di territorio, una media di poco più di 14 ettari al giorno. Due metri quadrati di suolo persi irreversibilmente ogni secondo. Dopo aver toccato anche gli 8 mq al secondo negli anni 2000 e il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 (tra i 6 e i 7 mq al secondo), il consumo di suolo si è consolidato negli ultimi tre anni con una velocità ridotta. Ma, rileva il rapporto, questo rallentamento è probabilmente dovuto all'attuale congiuntura economica più che a una reale sensibilità ambientale.

L'andamento delle concentrazioni di particolato Pm10 nel medio periodo (2008-2017) è generalmente decrescente. Tuttavia nel 2017 i limiti previsti dalla normativa non sono rispettati in gran parte del territorio nazionale e l'obiettivo di raggiungere i livelli raccomandati dall'Oms appare lontano. Secondo il rapporto, i superamenti del valore limite giornaliero sono stati numerosi e diffusi solo nelle regioni del bacino padano (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) e in Campania. I superamenti interessano anche, con frequenza e diffusione minori, Friuli (Pianura, Pordenone e Provincia), la Toscana (provincia di Lucca e Pistoia), il Lazio (Valle del Sacco) e l'Umbria (Conca Ternana).

Le nostre acque. A livello nazionale, il 75% dei fiumi è in uno stato buono, il 7% non buono e il 18% non è tanto classificato. Peggio i laghi, per i quali l'obiettivo di qualità è raggiunto nel 48% dei corpi idrici ('non buono' il 10% mentre ben il 42% non è classificato). Per quanto riguarda i corpi idrici marino costieri, il 54,5% è in 'buono stato ecologico' e i Distretti delle Alpi orientali, dell'Appennino Centrale e della Sardegna presentano un numero di corpi idrici in 'stato buono' maggiore o uguale all'80%. Tuttavia, paragonando i singoli distretti si osserva una certa disomogeneità che si esprime sia a livello di numero di corpi idrici identificati per distretto sia per classificazione ecologica.

Capitolo rifiuti e raccolta differenziata. Nel 2017, la produzione nazionale di rifiuti urbani si attesta a 29,6 milioni di tonnellate con una riduzione dell'1,8% rispetto al 2016 (-534mila tonnellate). Dopo l'aumento riscontrato tra 2015 e 2016, si rileva dunque una contrazione della produzione. La percentuale di raccolta differenziata è pari al 55,5%: circa 16,4 milioni di tonnellate, poco più di 600mila tonnellate in più rispetto al 2016. Un contributo rilevante all'aumento della percentuale, rileva il rapporto, è ascrivibile alla riduzione della produzione del rifiuto urbano indifferenziato, -1,1 milioni di tonnellate tra il 2016 e il 2017.

Dal 1990 a oggi l'agricoltura biologica italiana è cresciuta a un ritmo senza uguali rispetto agli altri Paesi UE, sia in termini di superfici che per numero di operatori. Nel 2017 le superfici investite e in conversione bio sono state pari a circa 1,9 milioni di ettari con un incremento del 6,3% rispetto al 2016 e del 71% rispetto al 2010. Gli operatori del settore sono quasi 76.000 con un aumento del 5,2% rispetto al 2016.

Le frane. Italia sono state censite 620.808 frane che interessano un'area di circa 23.700 kmq, pari al 7,9% del territorio nazionale. Le tipologie di movimento più frequenti sono gli scivolamenti rotazionali/traslativi (31,9%), i colamenti rapidi (14,9%), i colamenti lenti (12,7%), i movimenti di tipo complesso (9,5%) e le aree soggette a crolli /ribaltamenti diffusi (8,9%).

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