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Energia: Mise pubblica testo definitivo Pniec

21 gennaio 2020 | 13.30
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Energia: Mise pubblica testo definitivo Pniec

Il ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il testo definitivo del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, predisposto con il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che recepisce le novità contenute nel decreto legge sul Clima nonché quelle sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020.

Il Pniec è stato inviato alla Commissione europea in attuazione del Regolamento Ue 2018/1999, completando così il percorso avviato nel dicembre 2018, nel corso del quale il Piano è stato oggetto di un proficuo confronto tra le istituzioni coinvolte, i cittadini e tutti gli stakeholder.

Con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.

L’attuazione del Piano sarà assicurata dai decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili e di mercati dell’elettricità e del gas, che saranno emanati nel corso del 2020.

"L’obiettivo dell’Italia è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea, attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado di accompagnare anche la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green New Deal", commenta il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.

Per il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, il Pniec è stato presentato "in base indicazioni dell'Unione Europea della scorsa legislatura. Adesso la presidente Von der Leyen ha chiaramente cambiato la prospettiva; ne siamo coscienti" e per questo "ci aspettiamo nuovi compiti a casa in tutta l'Unione Europea". Il Piano, dunque, "vive in funzione degli obiettivi prefissati nella legislatura passata. Nel momento in cui cambierà la declinazione europea e ci darà un target più alto, cosa ormai evidente, noi rigenereremo il Pniec e alzeremo l'ambizione. Oggi però ragioniamo su quello che abbiamo. Siamo quindi in evoluzione".

Posizione contro la quale si scaglia Greenpeace: "Non ha senso proporre un piano sostanzialmente già vecchio e dirsi disponibili ad aggiornarlo. Questa è l’ennesima volta che l’Italia perde l’occasione per esprimere una leadership nella lotta al cambiamento climatico", denuncia Luca Iacoboni, responsabile della campagna energia e clima dell'associazione per la quale, comunque, allo stato attuale si tratta di "un testo semplicemente insufficiente a contrastare l’emergenza climatica in cui viviamo".

Critico anche il Wwf: "Alcuni aspetti fondamentali non sono sostanzialmente progrediti e permane una sostanziale assenza di coraggio e di visione strategica a lungo termine".

Gli aspetti critici. Il phase out del carbone risulta confermato al 2025 ma, da quanto si legge, sarebbe subordinato alla realizzazione di una serie di impianti e infrastrutture come se queste fossero indipendenti dalle policy. Per esempio, il conseguimento di target ambiziosi sulle Fonti Energetiche Rinnovabili dipendono dalle politiche che si decidono di mettere in campo. "La sensazione, quindi, è quella che si stiano mettendo le mani avanti rispetto all'unico obiettivo politico realmente innovativo affermato sin dalla Strategia Energetica Nazionale, ma non siano stati predisposti adeguati strumenti per far si che le Fer diventino l'asse strategico del nuovo sistema energetico", commenta il Wwf.

Sulla Sardegna si afferma che è in corso di valutazione una nuova interconnessione elettrica per facilitare il phase out, "ma non si ha il coraggio di porre un netto argine alle mire espansive del gas. In realtà il documento, così come il Pniec e prima ancora la Sen, sembra proprio puntare a metanizzare la Sardegna, anche per mantenere in piedi una serie di industrie che nei fatti risultano già fallite da anni".

In generale, il testo continua a puntare fortemente su nuove infrastrutture gas che non solo riguardano il Tap, già in fase di completamento, ma anche il cosiddetto EastMed, "il tutto con la scusa di aumentare il livello di sicurezza, peccato che le infrastrutture menzionate non vengano nemmeno da zone sicure dal punto di vista geopolitico".

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