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Quattrocento miliardi spesi dall’Ue nel 2013 per l’import di combustibili fossili

03 giugno 2014 | 13.20
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I paesi dell’Unione Europea per coprire il fabbisogno della propria popolazione, lo scorso anno, hanno pagato in media circa 250 euro pro capite alle grandi compagnie energetiche russe. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “Fit for a Food and Energy Secure World?”, con cui Oxfam manifesta preoccupazione per l’eccessiva dipendenza dell’Europa da fonti fossili che contribuiscono al cambiamento climatico

Photo: Jens Kalaene - Infophoto
Photo: Jens Kalaene - Infophoto

Oggi il fabbisogno energetico dell’Europa è composto in misura prevalente da combustibili fossili, e il continente ne importa il 50%. L’Ue ha speso complessivamente lo scorso anno 400 miliardi per l’importazione di combustibili fossili, ovvero più di 1 miliardo al giorno, e la Russia è il suo principale fornitore per petrolio e gas. Nel 2013 i paesi dell’Unione Europea per coprire il fabbisogno della propria popolazione hanno pagato in media circa 250 euro pro capite alle grandi compagnie energetiche russe. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “Fit for a Food and Energy Secure World?”, con cui Oxfam manifesta preoccupazione per l’eccessiva dipendenza dell’Europa da fonti fossili che contribuiscono al cambiamento climatico e suggerisce all’Europa di riconsiderare il proprio mix energetico a fronte della crisi in Ucraina e delle conseguenti tensioni con la Russia. L’assenza della Russia dal vertice del G8, “declassato” quindi a G7, sottolinea Oxfam, è un serio campanello d’allarme per l’Europa. Per effetto dei gravi disordini politici nei Paesi confinanti, il vecchio Continente rischia di subire una crisi dei prezzi dell’energia, proprio mentre gli effetti del cambiamento climatico rischiano di provocare un aumento dei prezzi alimentari. L’Europa ha il più alto livello di importazioni al mondo di carburante e cibo. Il rapporto di Oxfam sostiene che se anche i Governi dovessero rispettare gli impegni presi su clima ed energia al 2020, il conto delle importazioni totali dell’Europa per gas e petrolio entro il 2030 potrebbe subire, a causa dell’aumento dei prezzi, un’impennata fino a 500 miliardi. Ugualmente, se il cambiamento climatico avanza incontrollato, il conto delle importazioni di cibo dell’Ue, attualmente intorno ai 100 miliardi, potrebbe salire di parecchi miliardi entro il 2030.Fino al 72% del cibo importato dall’Ue proviene da Paesi in via di sviluppo che sono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, incluso il 70% del mangime animale per carne e produzione lattearia. Al summit di domani a Bruxelles i leader del G7 discuteranno del tema della sicurezza energetica per l’Europa, mentre l’Ue dovrà, nel corso di quest’anno, raggiungere un accordo sul cosiddetto “Pacchetto Clima e Energia 2030” definendo target per la riduzione delle emissioni e politiche energetiche per il prossimo decennio.”Al G7 l’Europa è a un bivio nella scelta del proprio approvvigionamento energetico: può continuare a dipendere dalle importazioni di combustibili fossili e optare per fonti energetiche domestiche inquinanti e costose come il carbone e lo shale gas condannando i propri cittadini a sostenere prezzi del cibo e del carburante sempre più alti e perdendo così un’opportunità unica per combattere il cambiamento climatico, oppure scegliere un percorso più sostenibile, riducendo la propria dipendenza energetica, i prezzi dell’energia e contribuendo a prevenire l’avanzata galoppante del cambiamento climatico e gli effetti sulla produzione di cibo”, afferma Elisa Bacciotti, direttrice Campagne e Programmi Domestici di Oxfam Italia. “Se l’Europa vuole evitare l’impennata dei prezzi del carburante e del cibo e giocare un ruolo come leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico allora è cruciale che i leader europei concordino un ambizioso piano di riduzione delle emissioni e l’allontanamento dai combustibili fossili. I leader del G7 a Bruxelles possono dare ulteriore peso a queste scelte sviluppando un piano di sicurezza energetica che ponga al primo posto il risparmio energetico e la promozione di energia pulita, accessibile, rinnovabile”, conclude Elisa Bacciotti.Tra le misure che renderebbero la politica energetica europea “compatibile con il clima” Oxfam indica: la sostituzione dei combustibili fossili importati o prodotti a livello nazionale; un aumento dell’efficienza energetica con una riduzione delle emissioni di almeno il 55%; un miglioramento delle potenzialità e dell’offerta delle energie rinnovabili con un target del 45% in relazione al mix energetico. Secondo l’organizzazione, raggiungere il 40% di efficienza energetica entro il 2030 potrebbe portare ad un risparmio di 239 miliardi di Euro all’anno, in media un risparmio di circa 300 euro all’anno per famiglia.

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