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Clima: studio Cnr, addio nebbia in Val Padana, si è dimezzata

27 novembre 2014 | 15.46
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A scoprirlo è uno studio dell'Isac-Cnr. Per i ricercatori sono gli affetti del riscaldamento globale del clima. In calo anche gli inquinanti e l’acidità, ma rimangono molte particelle dannose alla salute.

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Addio alla storica nebbia in Val Padana. Dai primi Anni ’90 ad oggi, sono diminuiti di circa il 50% gli episodi di questo fenomeno meteorologico che produce una nube a contatto con il suolo. Ma non solo. Nella nebbia della Val Padana si è abbassata anche la concentrazione di inquinanti in essa contenuta e ridotta di 10 volte l’acidità che oggi è prossima alla neutralità. Il tutto dovuto all'aumento della temperatura provocato dal riscaldamento climatico. Sono questi i primi dati di uno studio ventennale condotto dall’Istituto di scienza dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, pubblicato sulla rivista internazionale Atmospheric Environment. "La pianura padana è una delle aree più inquinate d’Europa, l’orografia del territorio favorisce, durante la stagione invernale, la stagnazione dell’aria intrappolando gli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera" ricorda il Cnr. Con la nebbia, l’alta concentrazione di microscopiche goccioline di acqua riduce sensibilmente la visibilità, con pesanti ricadute su traffico e viabilità. "Le stesse goccioline agiscono, inoltre, -osserva Sandro Fuzzi, ricercatore dell’Isac-Cnr e responsabile della ricerca- come veri e propri assorbitori e concentratori degli inquinanti presenti nell’aria, che in tal modo sono più facilmente trasportati nell’atmosfera, depositati sulla vegetazione e inalati nelle nostre vie respiratorie".

Lo studio del Cnr, in dettaglio, rileva una tendenza alla diminuzione della frequenza degli episodi di nebbia in Val Padana del 47%. E secondo i ricercatori questa diminuzione va di pari passo con l’aumento della temperatura dovuto al riscaldamento climatico. "La notizia buona -sottolinea Fuzzi- è che negli ultimi decenni si è anche parallelamente ridotta la concentrazione di inquinanti nelle goccioline di nebbia, di circa l’80%, riflettendo una riduzione delle emissioni dei principali inquinanti: anidride solforosa, ossidi di azoto, ammoniaca, rispettivamente del 90%, 44% e 31%". "Soprattutto -riferisce Fuzzi- sono diminuite le emissioni acidificanti portando l’acidità della nebbia in condizioni prossime alla neutralità". Addio alle nebbie acide in Val Padana quindi, a beneficio della vegetazione e dei beni artistici esposti alle intemperie? "Sembrerebbe di si" afferma il ricercatore. "Tuttavia, -avverte- persiste la presenza di componenti dannosi per la salute dell’uomo, in particolare per la presenza di un’elevata concentrazione di particelle carboniose".

Nelle goccioline d’acqua i ricercatori hanno infatti rilevato un contenuto medio di 1 mg per litro di particolato carbonioso originato da processi di combustione come il riscaldamento domestico, la combustione di legna e residui agricoli, la produzione di energia ed traffico. Tutti composti i cui possibili effetti, stando all'allarme lanciato da tempo dall'Organizzazione mondiale della sanità, potrebbero essere responsabili delle affezioni respiratorie e cardiovascolari e, in alcuni casi, di insorgenza di tumori.

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