La tigre non ha avversari nella caccia alle prede, eccetto l’uomo. E in prossimità della quinta Giornata Mondiale della Tigre indetta per il 29 luglio, si fa la conta dei danni. Unico responsabile del declino della specie, nell’arco di 100 anni l’uomo ha causato l’estinzione di tre delle nove sottospecie di Tigre e ne ha ridotto il numero dalle 100.000 di allora alle 3.000 del 2014. La continua domanda di pelli, ossa e altre parti del corpo, insieme alla distruttiva sottrazione dell’habitat forestale, hanno confinato il leggendario felino in zone isolate del Sud e del Sudest asiatico, della Cina e dell’estremo Est della Russia.
"Avanti con questo trend -ricorda Cesare Avesani Zaborra, Direttore Scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo e Presidente dell’Unione Italiana Zoo e Acquari (Uiza)- le ultime sette sottospecie di Tigre ancora in natura si estingueranno nei prossimi cinque anni e il loro patrimonio genetico sarà perduto". Ed il Parco Natura Viva rivendica il ruolo fondamentale che svolgono i parchi zoologici d’Europa e del Mondo per la tutela della tigre.
"In Europa -riferisce Zaborra- contiamo più di 500 tigri ospitate negli zoo, che vengono monitorate costantemente dai programmi di conservazione ex situ (fuori dall’habitat naturale) per controllarne la riproduzione e mantenerne la diversità genetica".
"I nostri Amka e Luva, giovani tigri dell’Amur di 9 e 3 anni, -racconta- sono inseriti in un database internazionale che profila ogni esemplare e lo assegna alla struttura che risponde alle condizioni migliori non solo in funzione del maggior successo riproduttivo, ma anche delle garanzie di benessere psico-fisico che offre".
E mentre per alcune specie questo processo costituisce l’anticamera della reintroduzione in natura, per molte altre come la tigre, non esiste ancora un programma di reintroduzione scientifico. "Purtroppo -avverte Zaborra- siamo ancora lontani dall’eliminare le cause che stanno provocando l’estinzione della tigre, e sarebbe un delitto allevare esemplari per poi destinarli alla vita selvaggia dove non hanno ancora le condizioni per sopravvivere".