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Rifiuti: Conai, recuperati 8 imballaggi su 10 nel 2014

20 ottobre 2015 | 11.36
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(Infophoto)
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Benefici economici diretti per 891 milioni di euro, oltre al risparmio di 3,3 milioni di tonnellate di materie prime e la mancata emissione di 3,5 milioni di tonnellate di CO2. Il tutto grazie al recupero del 77,7% dell’immesso al consumo, per un totale di 9,2 milioni di tonnellate. Sono i risultati generati nel 2014 dal recupero e l’avvio a riciclo degli imballaggi presentati nel Report di Sostenibilità 'Contenuti e Contenitori' di Conai.

Il Rapporto, che ha applicato lo standard internazionale Global Reporting Initiative di ultima generazione (ottenendo il Materiality Matters Gri-G4) e l’approccio metodologico del Green Economy Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, è stato aggiornato agli anni 2013 e 2014 rendicontando il proprio operato ai tre livelli: di organizzazione (impatto delle attività, degli uffici e dei dipendenti), di sistema dei Consorzi (Comieco, Cial, Corepla, Coreve, Rilegno, Ricrea) di industria del riciclo (gli attori impegnati nel settore riciclo degli imballaggi, compresi i gestori indipendenti).

Nel 2014 si è ulteriormente consolidata la quota di rifiuti di imballaggio - in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro - recuperata a livello nazionale, pari al 77,7% dell’immesso al consumo, per un totale di 9,2 milioni di tonnellate. Un risultato che va ben oltre i target di legge e che mostra una progressiva crescita negli anni: nel 1998, primo anno di attività del Consorzio Nazionale Imballaggi, due imballaggi su tre erano conferiti in discarica, mentre oggi lo sono solo due su dieci.

Sono stati reimmessi nel ciclo produttivo ben 7,8 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio, in crescita del 3% rispetto alla precedente rilevazione (2012), di cui quasi 4 milioni grazie alla gestione consortile. Questi risultati hanno generato numerosi benefici ambientali, economici e sociali per il Sistema Paese, e hanno permesso di dare ulteriore impulso all’economia circolare in Italia.

Il riciclo e il recupero degli imballaggi ha evitato nel solo 2014 il consumo di 3,3 milioni di tonnellate di materia prima in crescita del 10% rispetto al 2013. In pratica, è stata risparmiata la produzione di nuova materia prima equivalente a 1,2 miliardi di bottiglie in vetro da 0,75 litri, di 300 milioni di risme di carta in formato A4, di 30 milioni di pallet in legno, di 8 miliardi di flaconi di detersivo in Pet, di 1 miliardo di lattine da 33cl in alluminio, e dell’equivalente in peso di 665 Frecciarossa (Etr 1000) per l’acciaio.

È stato possibile ottenere un risparmio energetico, pari a circa 18 TWh (un terawattora è pari ad 1 miliardo di kwh) di energia primaria, cui si aggiunge la produzione di energia elettrica e termica generata dalla valorizzazione degli imballaggi (0,8 TWh). Rilevante è poi il contributo nel contenimento dei gas serra, causa dei cambiamenti climatici, se pensiamo che nel solo 2014 è stata evitata l’emissione di oltre 3,5 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, l’equivalente di quanto prodotto in un anno da quasi 500mila autovetture con una percorrenza media di 30.000 chilometri.

L’impatto economico è altrettanto consistente: i benefici diretti nel 2014 generati dal sistema consortile sono stati pari a 891 milioni di euro, tra valore della materia prima seconda generata (355 milioni), valore economico dell’energia prodotta (51 milioni), e indotto economico generato dalla filiera (485 milioni). A questi si aggiungono ulteriori 102 milioni di euro di benefici indiretti, rappresentati dal valore economico della CO2 non emessa. I benefici complessivi sono ampiamente superiori ai costi sostenuti dal sistema, che nello stesso anno ammontano a 477 milioni di euro.

L’aggiornamento del Rapporto di Sostenibilità ha calcolato anche l’impatto sociale dell’industria del riciclo, laddove si contano 18mila addetti impiegati nella sola gestione dei rifiuti di imballaggio, di cui il 59% opera nei servizi di raccolta differenziata e il restante 41% nei servizi di preparazione al riciclo. Ampliando invece il perimetro anche all’industria del riciclo, gli occupati, secondo le ultime rilevazioni, salgono a circa 37.000 unità.

Ma cosa fare per migliorare ancora i livelli di differenziata? "Bisogna spiegare che fare la raccolta differenziata può essere conveniente dal punto di vista sociale e della sostenibilità ambientale ma anche dal punto di vista economico - sottolinea il sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani - bisogna sempre più che ci siano provvedimenti che incentivino anche con delle defiscalizzazioni coloro che investono in sostenibilità e far capire che il riciclo e la raccolta differenziata sono un'opportunità".

Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, occorre "pareggiare i dislivelli che ci si sono in Italia. Abbiamo più di metà del Paese su livelli eccellenti e ancora dei punti arretrati nel Mezzogiorno, che pure non è omogeneo. E, poi, migliorare i livelli di qualità".

Il cittadino, da parte sua, "è chiamato a fare la raccolta differenziata di qualità, deve capire che è importante fare la raccolta correttamente perché da questo dipende il buon esito del riciclo", sottolinea direttore generale Conai Walter Facciotto.

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