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Castrazioni in vivo e mutilazioni per i maiali in allevamento, la denuncia della Lav

11 marzo 2016 | 13.34
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(credits: Lav)
(credits: Lav)

Cuccioli appena nati castrati senza anestesia e poi tirati nei box come fossero pezzi inanimati di una catena di montaggio. Taglio di coda, troncamento dei denti da latte, alimentazione forzata. Queste e altre violenze sono state documentate nei filmati ripresi con telecamere nascoste dalla Lav negli allevamenti di maiali, e presentati ieri al Parlamento europeo di Strasburgo dal vicepresidente dell'associazione Roberto Bennati.

"Le immagini raccolte negli allevamenti di queste mutilazioni e terribili condizioni di allevamento - afferma Bennati - gettano discredito su un sistema industriale zootecnico, inevitabilmente in crisi, perché basato sull'assunto di una crescita illimitata dei consumi di carne, senza alcuna considerazione per i gravissimi danni ambientali provocati da questi allevamenti, né per l’impatto sulla salute dei consumatori e per le implicazioni etiche".

Nell'inchiesta 'Le cruente abitudini negli allevamenti di maiali', condotta sotto copertura, tra giugno 2015 e gennaio 2016 in allevamenti suinicoli delle province di Brescia, Cremona, Lodi e Mantova, la squadra investigativa della Lav è riuscita a raccogliere testimonianze senza precedenti su una pratica cruenta, invasiva e generalizzata: la castrazione dei suinetti. Questa mutilazione, consentita dalla legge, viene effettuata da semplici operatori dell'allevamento e non richiede il ricorso all’anestesia né la presenza di un medico veterinario, se operata entro il settimo giorno di vita dei cuccioli.

Nei filmati realizzati dalla Lav, le mani degli operai afferrano i suinetti, li maneggiano frettolosamente tenendoli a testa in giù, sotto gli sguardi delle madri che reagiscono in maniera ossessiva e disperata. Il taglio dei testicoli viene effettuato con l’aiuto di un unico bisturi per lo più non sterilizzato, che verrà usato per tutti gli animali.

Al termine, i piccoli vengono letteralmente lanciati nei box, con il rischio di provocare loro ulteriori lesioni o traumi, in aggiunta allo stress e al dolore delle mutilazioni. In alcuni casi gli operatori gettano i testicoli o gli altri residui di tessuti mutilati negli stessi box dove sono presenti le scrofe e gli altri suinetti, che se ne nutriranno.

La castrazione chirurgica viene praticata per prevenire lo sviluppo, nei maschi di un ormone odoroso, comunemente chiamato 'odore di verro', che conferisce un sapore acre alle carni una volta cotte. "Benché l'insorgenza di questo odore abbia una probabilità piuttosto bassa (3,31%) che potrebbe essere ulteriormente ridotta con migliori condizioni di allevamento e di alimentazione - denuncia la Lav - la pratica della castrazione è un fenomeno pervasivo e comunemente accettato in Europa. Non giustificabile in un'ottica costi-benefici, perché esistono alternative (maschi non castrati; vaccinazione contro l’odore di verro) valide ed efficaci anche dal punto di vista della produttività".

Già dal 2009, la Fve, Federazione europea dei veterinari si è dichiarata ufficialmente contraria alla pratica della castrazione chirurgica dei suini e a favore dell’adozione dell'immunovaccino, presentando una richiesta ufficiale per fermare prima possibile questa pratica. "Incredibilmente - ricorda la Lav - la delegazione italiana dei veterinari si è astenuta dal votare questa mozione". Alla richiesta della Fve ha fatto seguito la Dichiarazione europea 'Boars2018', promossa nel 2010 dalla Commissione europea e sottoscritta da numerosi Stati Membri, tra cui l'Italia, con l'obiettivo di mettere fine alla castrazione chirurgica dei suini nel territorio dell'Ue entro il 1 gennaio 2018.

Ma al netto di alcuni esempi positivi come Regno Unito e Irlanda, dove quasi il 100% dei suini maschi non è castrato, Spagna e Portogallo, in cui l'80% dei suinetti maschi viene allevato senza castrazione, e Paesi Bassi dove la percentuale è del 65%, la castrazione chirurgica continua a rappresentare la pratica più diffusa in Ue dove in oltre la metà degli stati membri inclusa l'Italia tra il 90 e il 100% dei suinetti maschi viene ancora castrato.

"La castrazione chirurgica dei suinetti è una pratica antiquata, cruenta, non necessaria e in netto contrasto con i moderni valori europei – ricorda Bennati - L'attuazione della dichiarazione di Bruxelles Boars 2018 - insiste il numero due della Lav - deve essere la priorità assoluta per i governi, per le istituzioni nazionali ed europee e per tutte le parti interessate, nel rispetto dello status di esseri senzienti riconosciuto agli animali dal Trattato di Lisbona".

"L'Europa dei cittadini sta cambiando e chiede alle Istituzioni nuove politiche di rispetto degli animali e dell’ambiente – continua Bennati – gli allevamenti intensivi sono sistemi industriali fortemente orientati alla produttività, dove agli animali viene riservato tanto rispetto… da mutilarli e macellarli! E’ ora di superare questi sistemi di sfruttamento di esseri viventi e di abolire per sempre prassi inaccettabili, come le mutilazioni: ce lo chiedono innanzitutto i cittadini-consumatori, sempre più consapevoli, che stanno gradualmente ma inesorabilmente determinando una ‘rivoluzione verde’ sostituendo le proteine animali con quelle vegetali, che non comportano sofferenza per i viventi, molto più rispettose della salute umana e sostenibili per l’ambiente: uno sviluppo sicuramente inarrestabile".

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