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Italia 'trappola' per 8 milioni di uccelli l'anno, il bracconaggio non risparmia le specie protette

28 settembre 2016 | 12.58
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Italia 'trappola' per 8 milioni di uccelli l'anno, il bracconaggio non risparmia le specie protette

Italia, rotta migratoria ma anche 'trappola' per 8 milioni di uccelli che ogni anno diventano bersaglio dei bracconieri: aquile, cicogne, falchi e specie rarissime come l’ibis eremita. Ma chi spara alle specie protette rischia meno di una multa per eccesso di velocità. Nel nostro Paese sono 27 le aree ad alto tasso di bracconaggio, comprese quelle marine: una geografia del fenomeno che viene tracciata nel dossier “Furto di Natura: storie di bracconaggio Made in Italy” del Wwf.

Qualche esempio? Nelle Valli bresciane si catturano i passeriformi con trappole e roccoli, nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo di migrazione per sparare a milioni di piccoli uccelli, nelle isole Pontine si spara ai delfini, lungo l’Appennino tosco-emiliano i fucili sono contro lupi e rapaci, catturati o uccisi anche da trappole o bocconi avvelenati, lo stesso accade nel Sulcis, in Sardegna, ai danni dei cervi e passeriformi.

E ancora, nello Stretto di Messina, attraversato ogni anno da 30-45mila uccelli migratori, non è stata ancora debellata completamente l’uccisione illegale di rapaci, cicogne, gru; lungo le coste sarde e nel Canale di Sicilia si pesca illegalmente il pesce spada. Nella sola provincia di Brescia, sorvegliata da anni da uno dei 50 nuclei di Guardie Volontarie Wwf, tra il 1996 e il 2015 sono stati denunciati 1.152 bracconieri, sequestrati 800 fucili, 1.498 cartucce, 4 candelotti di dinamite, 389 richiami acustici e 3 smartphone usati per attirare gli uccelli con richiami artificiali.

Esiste anche un legame tra bracconaggio e criminalità organizzata, come nell’area del casertano in cui sono stati per molti anni affittati anche a malavitosi i bunker interrati utilizzati per gli appostamenti alla fauna; molti bracconieri inoltre utilizzano spesso i ‘servizi’ della malavita, comprando armi modificate o con matricole cancellate, oppure sfruttano i canali di vendita illegali per smerciare gli animali. A Ballarò a Palermo e a Sant’Erasmo a Napoli il fatturato del mercato nero di animali si aggira intorno ai 250.000 euro l’anno.

I reati di bracconaggio sono molto difficili da quantificare e non esiste una ‘banca dati’: secondo le cifre fornite da alcune forze di polizia e da associazioni risulta che tra il 2014 e il 2015 il bracconaggio è aumentato del 40,7% (su 706 casi analizzati), con il 67% a danno di uccelli, 23% mammiferi. In aumento l’uso di trappole e veleni (+18%). Purtroppo non è mai diminuito l’accanimento contro le specie protette, il 31% dei casi: il bracconaggio, ad esempio, elimina ogni anno circa il 30% della popolazione nidificante di nibbio reale, un rapace inconfondibile, con 50-150 individui abbattuti.

L’impatto di questo crimine contro la natura in tutto il bacino mediterraneo è stimato da Birdlife nell’ordine di 13-37 milioni di uccelli selvatici uccisi illegalmente ogni anno, cifra sottostimata perché non comprende Turchia e Spagna.

A una carenza di vigilanza sul territorio si accompagna la debolezza delle sanzioni: secondo la legge sulla caccia (157/1992), il caso più grave (uccisione di un orso bruno, stambecco, camoscio appenninico e muflone sardo) prevede l’arresto da 3 mesi a 1 anno e l’ammenda da 1.032 a 6.197 euro; per le altre specie l’arresto va da 2 a 8 mesi e la multa fino a 2.065 euro. Ma, sottolinea il Wwf, chi uccide un esemplare rischia spesso una semplice contravvenzione e raramente finisce in carcere.

Nel Dossier vengono raccontate anche sei storie emblematiche, come la cattura di migliaia di tordi con i lacci nella Sardegna meridionale o la recrudescenza dell’illegalità ai danni del lupo in Toscana, fino alla pesca illegale nel Delta del Po praticata da bande provenienti dai paesi dell’Est, un fenomeno che in questi anni ha fatto crollare del 30% la fauna ittica in numerosi corsi d’acqua analizzati nella provincia di Ferrara.

Per questo, il Wwf chiede l’inasprimento delle sanzioni penali a tutela della fauna selvatica e ha elaborato una proposta di legge sul “Delitto di uccisione di specie protetta”, con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate alla gravità. Il dossier è stato presentato in vista della Giornata delle Oasi del 2 ottobre in cui apriranno gratuitamente alcune aree protette dal Wwf, luoghi speciali difesi da bracconaggio, speculazione e degrado.

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