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Rifiuti: ricerca, 42% degli italiani non conosce i Raee

21 febbraio 2017 | 11.31
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(Fotogramma)
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Meno di un italiano su quattro riconosce correttamente i rifiuti elettrici ed elettronici; più di due su cinque non li conoscono affatto come non conoscono la possibilità di conferimento offerta dal decreto 'uno contro uno'. Così, nelle abitazioni degli italiani si trovano delle apparecchiature 'a rischio' che rappresentano il 7,4% del totale posseduto. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca realizzata da Ipsos Italia per Ecodom e Cittadinanzattiva sui comportamenti degli italiani nella gestione dei Raee - Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. (Video)

Al centro dell’indagine, condotta attraverso 2.121 interviste su un campione stratificato e casuale, rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti in Italia e selezionato in base a quote per genere, età, area geografica, e ampiezza dei centri abitati, il legame tra questi comportamenti e la conoscenza dei decreti che regolano in Italia il conferimento di Raee.

Un'attività regolamentata dal decreto 'uno contro uno', che da giugno 2010 obbliga i venditori di prodotti elettrici ed elettronici al ritiro gratuito dell’apparecchiatura dismessa a fronte dell’acquisto di un nuovo prodotto equivalente, e dal nuovo decreto 'uno contro zero', che da aprile 2016 prevede la consegna gratuita dei Raee di piccole dimensioni (inferiori a 25 cm) presso i punti vendita con superfici superiori a 400 mq (il servizio è facoltativo per i negozi più piccoli) senza alcun obbligo di acquisto.

Meno di un intervistato su quattro (18%), una quota ancora marginale di popolazione, riconosce correttamente i Raee. Due su cinque (40%) ne hanno solo un’idea approssimativa mentre la maggioranza relativa (42%) non li conosce affatto. Le principali fonti di informazioni per i cittadini che li riconoscono, sono l’amministrazione pubblica (31%) o le aziende di igiene urbana (31%). Solo in un 10% dei casi le informazioni sono state fornite dai relativi negozianti.

La percezione sul grado di rischio di queste apparecchiature appare elevata, anche tra chi non le conosce (livello medio di pericolosità pari a 8,7 su 10), per le conseguenze dannose che il mancato trattamento può avere sul suolo, sull’aria e sull’acqua, e per la presenza di sostanze inquinanti contenute in alcuni componenti, in base al parere di chi le considera pericolose.

Nelle abitazioni degli italiani le apparecchiature 'a rischio', ovvero non più in uso oppure non più funzionanti (e che quindi potrebbero essere dismesse in modo non corretto) rappresentano il 7,4% del totale posseduto. Il più elevato potenziale di rischio è di videoregistratori, videocamere, macchine fotografiche digitali e calcolatrici.

In merito alle modalità di dismissione, fortunatamente prevalgono i comportamenti virtuosi, nel 60% dei casi tramite il ricorso alle società di igiene urbana e nel 9% dei casi tramite i negozianti, ma le cattive abitudini di conferimento pesano ancora per il 17%.

Queste ultime scendono al 10% tra coloro che sono informati sui Raee, mentre tra chi non conosce i Raee l’incidenza di modalità di conferimento non corrette è ancora più elevata (22%). Nello specifico, sono mp3 (45%), spazzolini elettrici (29%), calcolatrici e cuffie (27%) ad essere dismesse in modo non corretto (principalmente insieme ai rifiuti generici).

Rispetto alla precedente indagine effettuata da Ipsos per Ecodom nel 2011, i cittadini riconoscono di avere le principali responsabilità degli scarsi risultati di raccolta dei Raee (in media il 35%, che però a Roma sale al 41%). Nell’attribuzione di responsabilità seguono le amministrazioni pubbliche (30%), valore in sensibile calo rispetto al 2011 (39%), che però nelle Isole arriva a quota 37%. Chiamato in causa anche il canale distributivo (13%), seguito dai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (11%).

La conoscenza del decreto uno contro uno mostra un sensibile incremento rispetto al 2011 (+13%), ma solo il 30% del campione dichiara di conoscerlo in modo approfondito: un 44% degli intervistati, a distanza di otto anni dall’entrata in vigore, ancora non conosce questa possibilità di conferimento. Il 42% di coloro che sono a conoscenza dell’uno contro uno ha anche utilizzato questo servizio (in media 2,6 volte).

La notorietà del decreto uno contro zero è ancora piuttosto contenuta (18%), probabilmente anche in virtù della sua recente introduzione (aprile 2016). La popolazione delle Isole risulta essere la più informata sul decreto (23%). Tra i canali di informazione emergono i media, come quotidiani (24%) e tv (20%), ma anche le catene distributive (20%).

Secondo gli intervistati, il decreto potrà contribuire in modo significativo all’aumento della raccolta dei Raee. Le principali motivazioni indicate sono la semplificazione del conferimento per i consumatori, anche in termini di convenienza, e le potenzialità in termini di informazione e sensibilizzazione dei cittadini, promuovendo comportamenti virtuosi. Anche la possibilità di diventare uno stimolo per il canale distributivo viene indicata come punto di forza del decreto, in particolare al Centro Sud.

"La conoscenza dei Raee e la consapevolezza dell’importanza della loro raccolta differenziata - sottolinea Giorgio Arienti, direttore generale Ecodom - sono ancora poco diffuse tra gli Italiani. Nelle nostre case ci sono moltissime apparecchiature non utilizzate o non funzionanti, soprattutto di piccole dimensioni, per il cui conferimento la distribuzione ha ancora un ruolo secondario. Il ritiro 'uno contro zero' è pressoché sconosciuto, sebbene se ne intuiscano le potenzialità per quanto riguarda l’incremento della raccolta: perciò il Consorzio, che nel 2016 con 95mila tonnellate ha gestito il 33% del totale dei Raee del Sistema Raee italiano, continuerà a lavorare per far conoscere questo importante servizio gratuito".

"A far la differenza, sono anche la capacità degli amministratori di implementare nei territori politiche nazionali e obiettivi europei, gli investimenti in infrastrutture dedicate, a partire da una più capillare presenza di specifici centri di raccolta, ma anche la capacità di fare rete tra i vari soggetti della filiera direttamente interessati, produttori, distributori, consorzi, ecc..., con le amministrazioni pubbliche e le organizzazioni civiche", afferma Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva.

"La ricerca evidenzia certamente un gap informativo da colmare nel settore della raccolta dei Raee", dichiara Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Italia. "Quello che si dovrebbe fare è evidente: campagne educative nazionali promosse a livello ministeriale e intensa attività sul territorio da parte dei Comuni. Per quanto riguarda i commercianti italiani di elettronica stiamo già facendo più di quello che sarebbe ragionevole pretendere da noi", sottolinea Davide Rossi, direttore generale Aires-Confcommercio".

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