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Clima: Enea, netta accelerazione innalzamento mari nei prossimi 100 anni

02 marzo 2017 | 16.16
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Clima: Enea, netta accelerazione innalzamento mari nei prossimi 100 anni

Il Mediterraneo si è innalzato di circa 30 centimetri negli ultimi mille anni, ma nei prossimi 100 anni il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) prevede un aumento più che triplo. È quanto emerge da una ricerca sulle variazioni del livello del Mediterraneo coordinata dall’Enea, che dimostra come le previsioni al 2100 dell’Ipcc rappresentino un’evidente accelerazione dell’innalzamento del livello dei mari, dovuta principalmente al cambiamento climatico.

Le conseguenze per il nostro Paese? In Italia sono 33 le aree a rischio a causa dell’aumento del livello del mare. Le zone più estese si trovano sulla costa settentrionale del mare Adriatico tra Trieste e Ravenna, altre aree particolarmente vulnerabili sono le pianure costiere della Versilia, di Fiumicino, le Piane Pontina e di Fondi, del Sele e del Volturno, l'area costiera di Catania e quelle di Cagliari e Oristano.

Il massimo aumento del livello delle acque è atteso nel Nord Adriatico dove la somma del mare che sale e della costa che scende raggiungerà valori compresi tra 90 e 140 centimetri.

Lo studio è stato realizzato insieme a ricercatori dell’Ingv e delle Università di Roma “La Sapienza”, di Bari “Aldo Moro”, Lecce, Catania, Haifa, Parigi e Marsiglia pubblicato sulla rivista scientifica Quaternary International.

“La ricerca ha preso in esame l’innalzamento del nostro mare in un arco temporale mai studiato prima - spiega Fabrizio Antonioli del laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea, che ha coordinato lo studio - In mille anni il Mediterraneo è aumentato da un minimo di 6 a un massimo di 33 cm, un livello inferiore del 65% rispetto alle più recenti proiezioni dell’Ipcc, secondo le quali l’innalzamento del mare a livello mondiale è stimato tra i 60 e i 95 cm entro il 2100".

Si tratta, insomma, di un’evidente accelerazione, "dovuta principalmente al cambiamento climatico causato dall’aumento della concentrazione di Co2 in atmosfera che, negli ultimi quattro anni, ha superato in modo stabile il valore di 400 ppm, un livello mai toccato sulla Terra negli ultimi 23 milioni di anni”, sottolinea Antonioli.

Per studiare le variazioni del livello del Mediterraneo, il team di ricerca ha preso in esame 13 siti archeologici sulle coste di Italia, Spagna, Francia, Grecia e Israele, in luoghi dove venivano estratte le mole olearie, cioè le grosse pietre utilizzate per la macinazione delle olive. L’aumento più elevato è stato riscontrato in Grecia a Nea Peramos sul golfo Saronico vicino ad Atene, mentre il valore più basso è stato misurato nell’isola spagnola di Maiorca.

“Questo studio – sottolinea Antonioli – è stato realizzato in aree stabili da un punto di vista tettonico, alcune anche parzialmente sommerse, coniugando scienza e archeologia”. In Italia l’indagine si è concentrata in tre aree del sud dove il livello del mare si è innalzato di circa 15 cm negli ultimi mille anni: Scario (Salerno), Torre SantaSabina vicino Otranto (Lecce) e Punta Penne (Brindisi).

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