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Territorio: Ispra, consumati 5mila ettari di suolo in 6 mesi

22 giugno 2017 | 13.00
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Territorio: Ispra, consumati 5mila ettari di suolo in 6 mesi

Da novembre 2015 a maggio 2016 l’Italia ha consumato quasi 30 ettari di suolo al giorno, per un totale di 5 mila ettari di territorio. Come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette. A tracciare il quadro è l'Ispra che presenta il rapporto sul consumo di suolo del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) fornendo le stime del fenomeno sia al 2016 che in previsione al 2050.

In particolare, secondo il rapporto, pur con una velocità ridotta, che si attesta quest’anno sui 3 m2 al secondo, il consumo di suolo continua inesorabilmente ad aumentare cancellando, al 2016, 23 mila km2 (pari alla dimensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme), il 7,6% del territorio nazionale. E il futuro non è roseo.

Le previsioni dell’Ispra, che ha ipotizzato gli scenari di trasformazione del territorio italiano al 2050, parlano, nel migliore dei casi di una perdita di ulteriori 1.635 km2, di 3.270 km2 in caso si mantenesse la bassa velocità di consumo dettata dalla crisi economica e di 8.326 km2 nel caso in cui la ripresa economica riportasse la velocità al valore di 8 m2 al secondo registrato negli ultimi decenni. Dal rapporto emerge che dagli anni ‘50 al 2016, il consumo di suolo nazionale è passato dal 2,7% al 7,6%, con una crescita del 184%.

Le colate di cemento continuano ad interessare zone a pericolosità sismica (oggi è ricoperto oltre il 7% nelle aree a pericolosità alta e quasi il 5% in quelle a pericolosità molto alta), idraulica (oltre 257.000 ettari, l’11% del totale del suolo artificiale nazionale) e da frana (circa l’11,8% del totale nazionale, con un incremento medio dello 0,2%), fascia costiera (con un aumento dell’impermeabilizzato nella fascia sotto i 300 metri, pari allo 0,15% a livello nazionale) aree protette (32.800 ettari di territorio consumato ed un aumento di ulteriori 48 ettari tra il 2015-2016) e parchi nazionali (nell’Arcipelago di La Maddalena e nel Parco nazionale del Circeo).

In tutto sono 15 le regioni che hanno perso una percentuale di suolo superiore al 5%; tra queste Lombardia, Veneto (entrambe con oltre il 12%) e Campania (oltre il 10%), mentre gli incrementi maggiori in valori assoluti, sono avvenuti in Lombardia (648 ettari di nuove superfici artificiali), Sicilia (585 ettari), e Veneto (563).

Quella di Monza e della Brianza è la provincia con la percentuale più alta di consumo di suolo rispetto al territorio amministrato (oltre il 40%), con una crescita ulteriore, tra il 2015 e il 2016, di 22 ettari. Seguono Napoli e Milano (oltre il 30%), Trieste, Varese, Padova e Treviso. Tra queste, l’incremento maggiore si registra nella provincia di Treviso (186 ettari tra il 2015 e il 2016, il valore più alto a livello nazionale).

Nei comuni italiani la crescita percentuale maggiore delle superfici artificiali è avvenuta a Calcio (in provincia di Bergamo, cresciuto del 9,5%), Oschiri (Olbia-Tempio, 7,4%), Altivole (Treviso, 6,9%), confermando che sono spesso comuni piccoli o medio piccoli che mostrano una maggiore tendenza a consumare suolo.

Montalto di Castro (in provincia di Viterbo, con 65 ettari di nuovo consumo di suolo tra il 2015 e il 2016), Eboli (Salerno, 57 ettari), Roma (54 ettari) e Alcamo (Trapani, 52 ettari) sono i comuni dove l’incremento è stato maggiore in valore assoluto. Tra i comuni con più di 150.000 abitanti, gli incrementi maggiori sono a Roma, quindi a Torino e Bologna.

Ogni italiano ha a disposizione una percentuale di suolo “sano”. Il picco di suolo libero per abitante si ha nel comune di Briga Alta (provincia di Cuneo) con oltre 1.300.000 m2 disponibili per ognuno dei suoi 39 abitanti, e in altri comuni montani poco abitati e con vasti spazi naturali. La maglia nera del 2016 va invece ad alcuni comuni della Provincia di Napoli, che registrano dagli 8 m2/abitante ai 23 m2/abitante di suolo non consumato.

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