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Siccità: dal folklore alla religione, la pioggia nei riti e nelle processioni

24 luglio 2017 | 17.53
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(Fotolia)
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Preghiere, formule magiche e antichi riti, danze e processioni per chiedere ai santi, agli dei o alle forze della natura di mandare, finalmente, la pioggia. Contro la siccità, quando di cambiamenti climatici ancora non si parlava, uomini e donne attraverso i secoli e i cinque continenti, le hanno provate davvero tutte. Spesso intrecciando sacro e profano. Lo facevano i Romani invocando Giove Pluvio dal Campidoglio; lo facevano gli Atzechi sacrificando a Xipe Totec nemici e schiavi.

E se tutti hanno sentito parlare del ‘rimedio’ più folkloristico di tutti, la danza della pioggia (a farla non erano solo i nativi americani, ma anche nell'Antico Egitto e oggi la fanno ancora oggi in Etiopia), forse non tutti conoscono i ‘Paparuda’, un misto di danze e canti rituali, tipici della tradizione romena, che si eseguono ancora oggi in primavera e in estate per invocare la pioggia. Tradizioni e credenze che non ci appartengono? Mica tanto, perché in Italia è ai santi che spetta il compito di ascoltare, e possibilmente esaudire, le richieste meteorologiche dei fedeli.

Qualche esempio? In Puglia, l’antica Processione degli Alberi si svolge in Salento, in occasione di periodi di siccità particolarmente intensi e lunghi. I fedeli, in una processione propiziatrice della pioggia, portano il quadro di San Pietro in Bevagna, dal Santuario sino a Manduria, insieme con rami e tronchi d’albero. Il quadro viene poi ospitato presso la Chiesa Madre, esposto ai fedeli assieme alla statua di San Gregorio (protettore della città) e dell’Immacolata, in attesa dell’arrivo della pioggia. D’altra parte San Pietro, ritengono i fedeli, dovrebbe avere un occhio di riguardo per questo lembo di terra pugliese dove i marosi lo fecero approdare.

In Calabria, invece, ci si rivolge ai cosiddetti ‘santi pluviali’, invocati e portati in processione affinché, in occasione dei periodi di siccità, per loro intercessione sopraggiunga la pioggia. Tra questi, San Leo, patrono di Bova, e a Riace i Santi Cosma e Damiano che vengono portati in processione fino al mare. “Ajaddhèo o mas palèni o su palènome”: San Leo, o ci bagni o ti bagniamo (ma la stessa cosa vale per Cosma e Damiano), recitano i fedeli avvicinando le immagini dei santi alle acque del mar Jonio. Più una minaccia che una richiesta di grazia, ma il senso è quello: mandateci la pioggia.

“Signuruzzu chiuviti chiuviti, li lavuredda su morti di siti”, chiedono invece in Sicilia: Signore dacci la pioggia, i frumenti sono morti di sete. Destinataria della preghiera, la Madonna di Odigitria o dell'Itria che per antichissimo culto è collegata proprio all’acqua e ancora oggi, in Sicilia, i fedeli portando in processione per le vie cittadine il simulacro della Madonna perché protegga i raccolti minacciati dalla siccità.

Per chi invece non volesse scomodare i santi, di riti magici, invocazioni e ricette da streghe ce ne sono per tutti i gusti: dalle piante da bruciare ai cristalli di rocca. Fino al classico dei classici: la danza della pioggia. Oggi in versione 2.0, con i tutorial in rete per eseguirla alla perfezione.

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