cerca CERCA
Venerdì 29 Marzo 2024
Aggiornato: 11:04
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Clima

La più grande estinzione di massa? 252 milioni di anni fa

10 gennaio 2018 | 10.40
LETTURA: 5 minuti

La più grande estinzione di massa? 252 milioni di anni fa

Il surriscaldamento globale causò la più grande estinzione di massa della storia, 252 milioni di anni fa, che interessò il 95% delle specie animali. A sopravvivere furono quelle che seppero adattarsi al rapido riscaldamento degli oceani e dell’atmosfera, ma non solo: a salvarle furono anche massicce migrazioni. A fare luce sugli effetti di questo intenso cambiamento climatico sulla fauna dell’epoca (siamo all fine del Permiano) è un nuovo studio condotto dal Museo delle Scienze di Trento (Muse) con l'Università di Bristol, i cui risultati sono stati pubblicati dalla Royal Society.

Per ripercorrere questa storia bisogna fare un salto indietro nel tempo di circa 252 milioni di anni fa, quando nell’attuale Siberia una fase di intensa attività vulcanica liberò nell’atmosfera migliaia di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra, scatenando una serie di reazioni a catena che portarono a una fase di intenso surriscaldamento globale, piogge acide e carenza di ossigeno nei fondali oceanici. Il 95% delle specie animali si estinse.

Ma se da una parte il rapido cambiamento climatico portò alla scomparsa dai tropici dei grandi vertebrati inducendone l’estinzione o la migrazione, dall'altra fornì anche l'opportunità di diversificazione per i gruppi animali che si adattarono rapidamente alle nuove condizioni.

Lungo l’equatore, gli effetti del riscaldamento globale furono particolarmente evidenti. I vertebrati scomparvero e per lungo tempo la terraferma rimase quasi del tutto inabitata. L’estinzione di fine Permiano non riuscì però a distruggere la vita completamente, nemmeno all’equatore. Una parte dei gruppi animali, quelli che riuscirono più rapidamente ad adattarsi alle nuove condizioni ambientali, sopravvisse.

Tuttavia, le dinamiche che permisero alla vita di riprendersi non erano fino a ora del tutto chiare. Grazie a un enorme lavoro di raccolta e messa a confronto di dati raccolti in tutto il mondo, Muse e Università di Bristol hanno descritto con precisione le dinamiche indotte dal cambiamento climatico del tempo sugli ecosistemi.

“Fino a ora, i paleontologi si sono concentrati principalmente sugli scheletri dei rettili vissuti subito prima e dopo la crisi, ma i loro resti si trovano principalmente in Russia e in Sud Africa. In questo modo è molto difficile documentare cosa avvenne su scala globale - spiega Massimo Bernardi del Muse - Il nostro team di ricerca ha invece costruito un enorme database, integrando i dati sia dei resti ossei che di altre testimonianze, come le impronte fossili. Questo ci ha permesso di colmare numerose lacune e comprendere meglio cosa è accaduto ad esempio in Europa e Nord America".

Ciò che emerge dalle analisi, aggiunge Fabio Massimo Petti del Muse "è che la fine del Permiano è segnata dall’estinzione di quasi tutti i vertebrati dell’epoca, ma anche da intense migrazioni. Le poche specie che riuscirono a resistere ai repentini sconvolgimenti climatici si rifugiarono verso aree con climi più favorevoli, sopravvivendo. I nostri dati mostrano che i rettili terrestri si spostarono verso i poli di 10 o 15 gradi di latitudine, per sfuggire all’insostenibile caldo tropicale".

In seguito, durante il Triassico, le terre lungo l’equatore furono ripopolate da nuove linee evolutive di rettili, che si differenziarono da quelle delle aree temperate. Furono queste ondate migratorie a promuovere la comparsa sulla scena di nuovi gruppi di rettili, compresi i primi dinosauri.

"L’estinzione Permiano fu un momento cruciale nella storia della vita - conclude Massimo Bernardi - Segna la fine di antichi tipi di animali negli oceani e sulla terra, e la comparsa delle faune moderne, tra cui quelle di oggi. Quello che abbiamo potuto approfondire sono le esatte conseguenze del rapido riscaldamento globale che la causò. Capire le dinamiche che si scatenano durante un evento storico ben documentato ci può permettere di fare previsioni sulle conseguenze che avrà il cambiamento climatico oggi in atto sul pianeta".

Lo studio dimostra come l’analisi delle crisi ambientali e di biodiversità del passato possa aiutarci nel comprendere gli effetti del cambiamento climatico in corso oggi e, suggerendo un parallelismo tra il riscaldamento globale di fine Premiano e il cambiamento climatico odierno, prefigura un futuro ad alto tasso di migrazioni, confermando con dati storici una dinamica descritta in numerosi studi relativi a organismi viventi.

Lo studio è parte del progetto di ricerca “The end-Permian mass extinction in the Southern and Eastern Alps” sviluppato dal Museo delle Scienze di Trento, il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige e il Dipartimento di Geologia dell’Università di Innsbruck e finanziato dall’Euregio Science Fund.

L’articolo scientifico è liberamente accessibile grazie ai finanziamenti per pubblicazioni scientifiche del Servizio ricerca e Università della Provincia di Bolzano.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza