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Plastica in mare, Italia leader contro inquinamento

26 aprile 2018 | 15.32
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 - (Fotolia)
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Su un fronte l’Italia non è seconda a nessuno, ed è la normativa di contrasto all’inquinamento da plastica in mare. In questo, è il nostro Paese a detenere la leadership, tanto che quando la premier Theresa May ha annunciato il programma per il Regno Unito di contrasto alle plastiche, “metà delle misure annunciate, l’Italia le aveva già fatte”, dice all’AdnKronos il presidente di Legambiente Stefano Ciafani da Malta, dove l’associazione ambientalista (unica italiana) partecipa a PolyTalk, il convegno organizzato da PlasticsEurope, la Federazione europea dei produttori di materie plastiche, per fare il punto sull’impatto ambientale e individuare soluzioni al problema. Ed è qui che l’Italia che si presenta come modello a cui guardare e replicare.

“L’Italia fa da apripista, cosa che non succede molto spesso, sul tema della conoscenza del problema. Su questo siamo molto avanti”, afferma Ciafani citando il bando sui sacchetti di plastica entrato in vigore nel 2012; il collegato ambientale che nel 2015 prevedeva la sperimentazione, nei porti, del conferimento dei rifiuti ripescati senza costi a carico dei pescatori; i due articoli della Legge di Bilancio del 2018 su microplastiche nei prodotti cosmetici e cotton fioc non biodegradabili.

Quello che chiediamo qui a Malta è che le norme italiane siano replicate e copiate in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo, compresi i Paesi del Nord Africa e Medioriente”. Una chiamata all’assunzione di responsabilità rivolta a tutti i Paesi di un’area fragile in cui, secondo gli ultimi studi, i livelli di inquinamento da microplastiche sono ormai paragonabili a quelli dei vortici di plastica del nord del Pacifico. Solo che il Mediterraneo non è un oceano, ma un bacino semi chiuso.

Ma è anche all’Italia che si chiede un ulteriore sforzo: “dichiarare guerra all’usa e getta prevedendo bandi o alternative compostabili; far rispettare la legge sui sacchetti di plastica andando a colpire i ‘narcotrafficanti’ e non lo spacciatore sotto casa, facendo sequestri nelle grandi centrali di vendita di sacchetti illegali; stop all’uso illimitato delle acque in bottiglia”. Queste le tre richieste lanciate da Malta, dal palco offerto da un convegno importante proprio perché voluto dai produttori.

E’ molto significativo che l’industria si metta in gioco – sottolinea Ciafani - ponendosi il problema di quello che può fare. Il ruolo delle imprese è fondamentale per intervenire, da una parte, nei cicli produttivi affinché siano meno inquinanti, dall’altra nella realizzazione di prodotti più sostenibili. Su questo, il tema dell’innovazione industriale è decisivo – continua – ed è importante che su questi si ragioni qui tutti insieme”.

Alla due giorni di PolyTalk partecipano istituzioni europee e statali, centri di ricerca, imprese e ambientalisti. “E’ una partita difficile da vincere ma non impossibile - conclude il presidente di Legambiente - solo se si mettono insieme tutte le energie facendo ognuno la propria parte riusciremo nei prossimi decenni a ridurre il problema dei rifiuti a mare". La speranza è che alla fine delle due giorni vengano presi impegni chiari sul tema.

L'intervento di Legambiente, rappresentata a Malta dal suo presidente e dal direttore generale Giorgio Zampetti, si concentra sulle attività di contrasto e studio del marine litter, portate avanti dall'associazione negli ultimi 5 anni: i monitoraggi sui rifiuti nei mari e nei laghi, in particolare di microplastiche, e quelli scientifici sui rifiuti spiaggiati, tutti fatti con istituti di ricerca, da Ispra ad Enea, e università come quella di Siena.

Un fronte di azioni che si sta allargando. Mettendo in rete il centro di recupero tartarughe di Manfredonia (che ha portato a segno 1500 salvataggi di tartarughe in 10 anni) con l’Università di Siena, si sta studiando la contaminazione da plastica e il possibile ingresso nella catena alimentare. Il progetto avviato con Unicoop Firenze, Regione Toscana, ministero dell’Ambiente e società di raccolta e riciclo dei rifiuti, punta a permettere ai pescatori di riportare i rifiuti raccolti in porto senza doversi sobbarcare il costo di smaltimento, e poi le aziende si occupano di riciclare il possibile. E’ il primo progetto innovativo sperimentale di questo genere.

E a proposito di rifiuti pescati, si punta al riciclo con un progetto avviato con Ippr, l’istituto di promozione delle plastiche da riciclo, che ha l'obiettivo di capire, una volta che i rifiuti vengono pescati e caratterizzati dall'Enea, quanto e come si possono riciclare.

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