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Mare: stop alle plastiche negli oceani, con riciclo e materiali green

26 giugno 2018 | 09.23
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(Fotolia)
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Riciclo, stop all’usa e getta e alternative green. L’Europa, e non solo, sta tracciando la strada per affrontare il problema della dispersione nell’ambiente dei rifiuti. In particolare di quelli plastici. Antonio Cianciullo, giornalista esperto di temi ambientali e autore del libro ‘Ecologia del desiderio - Curare il pianeta senza rinunce’ edito da Aboca Edizioni, affronta con l’Adnkronos il “caso plastica” e le sue possibili soluzioni.

Un tema di stretta attualità con immagini che rimbalzano sui media tra accumuli galleggianti di rifiuti, spiagge inondate da cannucce e cotton fioc, tartarughe intrappolate nelle reti.

“Negli oceani ci sono cinque vortici di rifiuti, sono delle isole galleggianti, per lo più di plastica, che viene trascinata dalle correnti e tende ad aggregarsi fino a formare quella che è stata chiamata una ‘zuppa’. La più grande di queste isole di spazzatura che galleggiano sta nel Pacifico, davanti alle coste americane, e in alcuni punti è spessa fino a 10 metri”, dice Cianciullo.

Non va molto meglio nel Mediterraneo. Qui non ci sono queste isole di rifiuti ma c’è un problema, altrettanto allarmante, legato ai frammenti dispersi in acqua. “C’è una grandissima quantità di microparticelle di plastica che in alcuni tratti arrivano a una densità straordinaria: si parla di più di un milione di frammenti per chilometro quadrato che in buona parte finiscono scambiati per cibo nelle pance dei pesci. Questi pesci sono i postini dell’inquinamento perché riportano a noi, che li abbiamo emessi, i rifiuti”, spiega ricordando anche che “inglobate in queste particelle ci sono sostanze tossiche che finiamo per riaccumulare nel nostro corpo mangiando i pesci”.

Per non parlare poi di tutti quei rifiuti che finiscono sulle coste. Secondo l’indagine Beach Litter 2018 condotta da Legambiente, su 78 spiagge monitorate, per un totale di oltre 400mila metri quadri (pari a quasi 60 campi di calcio), sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri. Nell'80% dei casi, si tratta di rifiuti di plastica. Per lo più, sono frammenti, anelli e tappi di plastica e cotton fioc. Tutto questo è il risultato di quanto produciamo e di come smaltiamo i rifiuti.

“Parliamo di un problema recente perché il ‘caso plastica’ ha più o meno mezzo secolo; in questo percorso temporale la produzione è aumentata di 20 volte e oggi siamo attorno ai 300 milioni di tonnellate/anno e ogni anno 8 milioni di tonnellate finiscono in mare”, continua Cianciullo chiarendo però che un modo per superare il problema c’è: “E’ quello di cambiare sistema di produzione: la soluzione c’è, basta adottarla. Da questo punto di vista l’Ue ha detto delle cose molto precise”.

La prima consiste nel “pacchetto dell’economia circolare che contiene 4 direttive che sono state pochi giorni fa pubblicate sulla Gazzetta ufficiale e dunque sono ormai definitive e legge per l’Europa. Queste direttive prevedono che ci sia uno spostamento dall’economia lineare all’economia circolare”. In sostanza si tratta di interrompere il ciclo con il quale noi estraiamo materie prime, le usiamo e poi le gettiamo via. “Il rimedio è quello di recuperare i materiali che noi utilizziamo. Un rimedio straordinario perché in questo modo si riesce a rilanciare un’economia che da dieci anni conosce una crisi che è legata anche a problemi di tipo ambientale e allo stesso tempo si riescono ad aumentare i posti di lavoro. L’Enea ha quantificato in più di 500mila posti di lavoro in Italia la possibilità che si può creare grazie a un rilancio dell’economia circolare”, continua.

“Dunque il rilancio del riciclo è una priorità per l’Europa ma non è l’unica. L’altra grande strategia che l’Europa invita a seguire è quella della riduzione dei rifiuti. Nel caso della plastica riducendo fortemente l’usa e getta: abbiamo in discussione a Bruxelles una nuova direttiva che prevede l’eliminazione di 10 oggetti usa e getta: piatti e posate di plastica, cannucce, cotton fioc”, spiega Cianciullo.

Nella stessa direzione della proposta di normativa europea si muovono i singoli Paesi, dalla Gran Bretagna all’India fino all’Italia, che hanno annunciato o già introdotto leggi in questa stessa direzione. Favorendo, tra l’altro, le alternative green come gli shopper biodegradabili e compostabili.

Perché, come recita il sottotitolo del libro, ‘curare il pianeta’ è possibile. “Tutto questo si può fare senza rinunce, perché ci sono sostituti, la tecnologia è in grado di mettere sul mercato oggetti che possono essere più gradevoli da maneggiare e che non vanno buttati. Perché buttare gli oggetti dopo averli usati per pochi minuti quando questi resistono per secoli, magari, in mare è un atto di inciviltà”, conclude Cianciullo.

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