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Animali: squali a rischio, 20 le specie in 'pericolo critico'

13 luglio 2018 | 16.03
LETTURA: 4 minuti

 - BRIAN J. SKERRY
- BRIAN J. SKERRY

I fossili ritrovati 'raccontano' che gli squali esistono da più di 400 milioni di anni sul pianeta, ancor prima dei vertebrati terrestri e prima che molte piante colonizzassero le terre emerse. Sopravvissuti ai dinosauri, gli squali però rischiano di non sopravvivere all’uomo. Delle 73 specie oggetto della valutazione della Iucn (International Union for the Conservation of Nature), 20 sono classificate come in pericolo critico, 11 come in pericolo, 8 come vulnerabili, 9 come quasi minacciate e 12 di minor preoccupazione.

Mancano i dati su 13 specie, e quindi la situazione potrebbe essere anche peggiore. Non va meglio nel Mediterraneo dove, stando a una recente analisi della letteratura scientifica condotta dal Wwf, il 50% delle specie di squali e razze risulta essere minacciato. Dati diffusi in occasione dello Shark Awareness Day del 14 luglio che accende i riflettori sul declino della popolazione di squali con notevoli conseguenze ecologiche per tutto l’ambiente marino.

Diverse sono le minacce per squali e razze nel Mediterraneo, ma la sovrapesca sembra essere la più importante, anche se gli squali non sono direttamente oggetto di pesca, al contrario di quanto accade in aree tropicali. Squali e razze vengono catturati accidentalmente, catture che non vengono segnalate in modo appropriato.

Solo negli ultimi 10 anni, secondo quanto rilevato dal programma Medlem del Cnr (che valuta proprio la pesca incidentale di squali nel Mediterraneo), limitandoci ai soli squali giovani, lungo le coste italiane si sono registrate oltre 140 catture di cui 18 verdesche, 12 squali mako, e altre specie protette come la mobula o lo squalo elefante. La pesca a strascico e i palangari sono i principali responsabili del bycatch insieme ad altri attrezzi come le reti da posta, le reti derivanti e le reti a circuizione, la pesca sportiva e ricreativa.

I palangari di superficie minacciano soprattutto gli squali pelagici e le razze, mentre i palangari di fondo colpiscono le specie bentoniche. Le catture accidentali di squali e razze rappresentano il 10-15% della biomassa delle catture analizzate di palangari per tonni e pesce spada. Il mare di Alborán è l’area con la maggior quantità di bycatch con il 34,3%, seguito dal mare Adriatico con il 15,1%.

Poi c'è la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata che include catture di specie proibite o protette, così come la pesca di specie che non prevedono alcune misure di protezione come limiti di cattura, o limiti di taglia. E' il caso, ad esempio, di palombi e gattucci (entrambi pescati in Mediterraneo). Anche se proibita dal 2002, la pesca con le reti derivanti è molto intensa e ampiamente diffusa in tutto il Mediterraneo, ed è probabilmente una delle più importanti e nascosta fonte di mortalità per gli squali.

Accade inoltre che alcune specie etichettate in modo sbagliato vengano vendute come pesce spada, una vera e propria frode alimentare, un fenomeno rilevato dalle autorità come una delle tre più comuni frodi alimentare relative al pesce in Italia. Un problema che non riguarda soltanto la conservazione delle specie ma anche la sicurezza alimentare.

L’intervento più importante da mettere in atto è la riduzione del bycatch attraverso sia la modifica degli attrezzi da pesca sia delle strategie di pesca ma serve la collaborazione dei pescatori: è quanto cerca di fare il Wwf con il progetto SafeSharks in Italia e Albania dove, con pescatori e ricercatori, si sta collaborando per identificare i metodi più efficaci di rilascio degli squali catturati accidentalmente dai palangari.

Grazie all’uso del tagging, ovvero, la marcatura satellitare, il Wwf inizierà inoltre a monitorare i tassi di sopravvivenza degli squali rilasciati dopo la cattura e i loro spostamenti nel Mare Adriatico, informazioni che contribuiranno a identificare e aumentare la protezione delle aree più sicure per la riproduzione e crescita degli squali.

Il Wwf ha anche lanciato anche la campagna ‘Adotta uno squalo’ per sostenere i progetti di tutela portati avanti in Adriatico e un tam tam di notizie e curiosità sugli squali nei suoi canali social che durerà per tutta l’estate.

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