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Traffico di bertucce, dietro c'è la criminalità organizzata

26 novembre 2018 | 13.25
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Traffico di bertucce, dietro c'è la criminalità organizzata

Utilizzate come animali da compagnia, ma legate o rinchiuse perché da adulte diventano pericolose, e usate un po' ovunque nella pratica dell'accattonaggio. Le bertucce sono il mammifero più trafficato sulla rotta Nord Africa-Europa e dietro ci sarebbe la criminalità organizzata. E questo accade nonostante si tratti di una specie fortemente minacciata di estinzione, inclusa nell’Allegato I della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione che ne vieta la detenzione, il commercio, il possesso, la donazione.

Eppure, tra il 1995 e il 2009 si stima siano stati catturati 300 individui l'anno. Risultato: negli ultimi 40 anni questa specie ha subito un preoccupante declino passando da oltre 21.000 a meno di 7.000 individui. Se si considera che nei Paesi europei, l’acquirente arriva a pagare circa 2.000 euro per ogni animale, risulta evidente come questo traffico costituisca un business molto redditizio e appetibile per la criminalità organizzata, con elevati margini di profitto, distribuiti ai vari livelli.

Al momento, l’80% delle popolazioni di bertuccia vive in Marocco, dove si registra un calo demografico del 50% negli ultimi 25 anni. Il Marocco è la porta d’accesso verso l’Unione Europea e il 90% degli animali confiscati senza la necessaria documentazione Cites proviene da questo Paese. Si stima sia, inoltre, il mammifero più sequestrato nell’Unione Europea (25% del totale) e l’Italia rappresenta un’importante rotta di commercio della specie verso il Nord Europa.

I dati sono stati diffusi oggi a Roma nella conferenza organizzata da Lav in collaborazione con i Carabinieri Forestali e con le organizzazioni AAP e IFAW, nell’ambito del progetto "Born to Be Wild". Recenti studi dell’Università di Utrecht, illustrati nel corso della conferenza, dimostrano che il traffico di questi animali è gestito dalla criminalità organizzata e mirato alla vendita di questi animali in molti Stati europei "e Italia e Spagna risultano essere i principali punti di ingresso di questo traffico in Europa", afferma Roberto Bennati, vicepresidente Lav.

Insomma, il commercio internazionale non è più legato al fenomeno del turista irresponsabile o ignaro della normativa, ma a organizzazioni criminali che prelevano gli animali nei posti nativi, da cuccioli, per poi venderli illegalmente sul mercato europeo. In Italia ci sono evidenze dell’importante ruolo della Tunisia come Paese di transito degli animali verso l’Europa.

Con il progetto "Born to be Wild", Lav si impegna nel contrasto al traffico delle bertucce in collaborazione con i Carabinieri Forestali, con cui ha già siglato un Protocollo di Intesa. Tra le azioni messe in campo, c'è il “Manuale per la gestione del sequestro e della confisca della Bertuccia Macaca sylvanus in Italia” che fornisce una serie di informazioni scientifiche, normative e operative a tutti coloro che si trovano a operare il sequestro e la successiva confisca di questi animali.

Il manuale è frutto della raccolta e analisi di dati provenienti da bibliografia italiana e internazionale, ma vede la luce soprattutto grazie alla collaborazione di numerose persone che in questi anni hanno maturato esperienza nel campo della gestione delle operazioni di sequestro e confisca di questa specie.

Lo scopo è quello di rendere patrimonio comune l’esperienza maturata dalle Forze dell’Ordine, dai veterinari e da altri esperti e accogliere la decisione unanime assunta nell’ambito del summit Cites della 17a Conferenza delle Parti (158 Paesi partecipanti) di mettere al bando il commercio di bertucce e di altre specie minacciate.

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