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Rifiuti: cresce l'Italia del riciclo, a quota 44% (+2%)

20 dicembre 2018 | 15.14
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(Fotolia)
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Il riciclo dei rifiuti anche nel 2017 presenta dati in crescita in quasi tutte le filiere: è cresciuta lo scorso anno la raccolta differenziata, che ha raggiunto il 55,5% (+3% rispetto al 2016), e il riciclo dei rifiuti urbani è arrivato al 44% (+2% rispetto al 2016).

E' quanto emerge dallo studio annuale 'L’Italia del Riciclo', rapporto promosso e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular (l’Unione Imprese Economia Circolare). Lo studio è stato presentato durante un convegno oggi a Roma durante il quale è emersa anche la preoccupazione del settore per "ritardi e le modalità inadeguate nell’affrontare la questione normativa della cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste)". Da qui la richiesta al governo di "ritirare l’emendamento dalla Manovra".

"Il riciclo in Italia è a buoni livelli e in continua crescita - ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - Il recepimento del nuovo pacchetto di Direttive europee per l’economia circolare va attuato con la massima cura, coinvolgendo i soggetti interessati, affinché sia uno strumento per fare ulteriori passi avanti, evitando errori normativi che invece potrebbero causare difficoltà e battute d’arresto".

"Le situazioni di crisi, dagli incendi di alcuni impianti a carenze e inefficienze nelle gestioni, che coinvolgono ancora realtà significative, a partire da Roma, possono essere affrontate facendo tesoro delle buone esperienze ormai numerose in Italia. Evitando di vedere solo l’albero che cade e non la foresta che cresce. L’Italia del Riciclo 2018 restituisce, con dati relative a tutte le filiere di riciclo significative, un’immagine di un settore dinamico che genera buoni risultati, sia ambientali, sia economici", aggiunge Ronchi.

"L’Italia che si appresta a recepire le nuove direttive del Pacchetto europeo Circular Economy - ha dichiarato Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular - deve cogliere l’opportunità di affrontare la sfida della transizione dal riciclo di rifiuti tipico di un’economia lineare ad un compiuto sistema di economia circolare. La sfida del cambiamento di modello economico, parte dalle solide basi dell’industria del riciclo, ma è necessario che, sotto la guida ed il controllo di una 'cabina di regia' per le diverse filiere coinvolte, ogni anello della catena ripensi a se stesso in chiave di circolarità, dai produttori, con un’accurata ecoprogettazione, alla distribuzione, ai consumatori, per finire con 'l’anello mancante', del post consumo, composto da logistica di ritorno, raccolta, preparazione al riuso, riuso, riciclo, creazione del mercato delle materie prime seconde, grazie ad adeguati strumenti modulabili di sostegno fiscale ed economico".

Per quanto riguarda le singole filiere, il rapporto evidenzia che il riciclo dei rifiuti di imballaggio ha confermato la propria crescita (8,8 milioni di tonnellate nel 2017, +3,7% vs il 2016), raggiungendo il 67,5% sull’immesso al consumo, superando anzitempo l’obiettivo del 65% che la nuova direttiva indica al 2025. Anche il riciclo delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio è in crescita: carta (+3,6%), plastica (+5,1%), vetro (+4,8%), legno (+3,4%), acciaio (+0,3%).

La raccolta differenziata della frazione organica nel 2017 è aumentata del 3,2% e quella dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) è in crescita del 5%. E’ aumentato il tasso di riciclo degli oli minerali usati, che ha raggiunto il 45% dell’immesso a consumo ed è cresciuta anche la raccolta degli oli vegetali esausti che ha toccato le 70mila tonnellate (+8% vs 2016). In crescita anche il riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, con un tasso di recupero di materia al 76%.

Lo studio segnala invece flessioni in quattro filiere: è calato il recupero dei veicoli fuori uso del 3% e anche quello del riciclo di pile e accumulatori dell’1%, in contrazione anche i quantitativi degli imballaggi in alluminio riciclati a causa dell’aumento di utilizzo dei rottami di imballaggio come materie prime seconde e del significativo aumento delle esportazioni di imballaggio End of Waste. "Degno di rilievo - sottolinea il Report - è anche il calo del 9% del riciclo di materia degli pneumatici fuori uso che segnala anche il ritardo della pubblicazione del decreto End of Waste, sebbene la raccolta sia cresciuta del 6% vs 2016".

Sotto la lente anche i flussi di import ed export: nel 2016 (ultimi dati disponibili) si sono contratti rispetto alla precedente rilevazione (2012), rispettivamente del 2% e del 13%. In Italia sono entrati 5,7 milioni di tonnellate di rifiuti, in particolare metalli ferrosi utilizzati dall’industria manifatturiera e sono state esportate 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti, spiega lo studio, "principalmente rifiuti pericolosi per i quali evidentemente non esistono impianti di trattamento sul territorio nazionale o, nel caso di rifiuti recuperabili (che rappresentano comunque una percentuale non superiore al 10%), per i quali non vi sono sbocchi per le materie secondarie".

L’indagine registra solo le movimentazioni di materiali classificati come rifiuti e non anche quelle di materiali che non sono rifiuti (materie prime o prodotti derivati dai rifiuti).

A livello geografico l’import si dirige principalmente verso Regioni (soprattutto del Nord-Italia) in cui è significativa la presenza di impianti di riciclo che trasformeranno i rifiuti in materia prima seconda: guida la classifica la Lombardia, con 11,7 milioni di tonnellate, seguita da Emilia (4,3), Veneto (4,2), Piemonte (3,1), Friuli Venezia-Giulia (2,8) e Toscana (2,4).

L’export, come origine, interessa in modo particolare Regioni con un tessuto industriale radicato o caratterizzato da un’evidente carenza impiantistica anche per la gestione dei rifiuti urbani: la Lombardia si colloca in testa anche a questa speciale graduatoria (5,4 milioni di tonnellate esportate), seguita da Veneto (4 mln di tonn.), Emilia-Romagna (3,2), Lazio (3,8), Campania (3) e Piemonte (3).

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