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Clima: studio, ridistribuzione irreversibile specie nel Mediterraneo

22 maggio 2019 | 12.03
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Pescatore artigianale mentre ripara le reti nel porto di Lampedusa. I pescatori con molti anni di esperienza sono osservatori attenti e testimoni preziosi dei cambiamenti ecologici in atto. Foto: Pierpaolo Giordano - ISPRA
Pescatore artigianale mentre ripara le reti nel porto di Lampedusa. I pescatori con molti anni di esperienza sono osservatori attenti e testimoni preziosi dei cambiamenti ecologici in atto. Foto: Pierpaolo Giordano - ISPRA

Cambiamenti climatici e attività antropiche stanno provocando una vera e propria ridistribuzione delle specie viventi in tutto il pianeta: una riorganizzazione su grande scala che può essere considerata per gran parte irreversibile. Alcuni effetti sono già ben osservabili negli ambienti costieri del Mediterraneo, incluse le Aree Marine Protette. Lo rileva uno studio pubblicato oggi sulla rivista Global Change Biology, che raccoglie le testimonianze di oltre 500 pescatori provenienti da 9 Paesi Mediterranei.

Sono loro i testimoni di come il Mediterraneo stia cambiando rapidamente sotto la spinta del riscaldamento globale e delle specie invasive. Un sapere riconosciuto solo di recente dal mondo scientifico e indicato in gergo con il termine 'Local Ecological Knowledge' (Conoscenza Ecologica Locale) o Lek. La testimonianze dei pescatori hanno permesso ai ricercatori di ricostruire recenti cambiamenti di distribuzione di 75 specie ittiche del Mediterraneo.

E’ questo il caso di alcune specie native, come il pesce serra Pomatomus saltatrix, il barracuda Sphyraena viridensis e il pesce pappagallo mediterraneo Sparisoma cretense, che si sono espanse verso nord approfittando di condizioni climatiche più favorevoli. Ci sono poi specie tropicali, come i pesci coniglio Siganus luridus e Siganus rivulatus, il pesce palla maculato Lagocephalus sceleratus e il pesce scorpione Pterois miles, che hanno attraversato il canale di Suez causando severi impatti ecologici e socio-economici.

Osservare la presenza di queste specie, documentarne i cambiamenti nella distribuzione e abbondanza serve a raccontare trasformazioni epocali nei nostri mari. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione 22 gruppi di ricerca mediterranei, coordinati da Ispra, che hanno raccolto in modo standardizzato le osservazioni di singoli pescatori locali intervistati in Albania, Montenegro, Tunisia, Grecia, Cipro, Libano, Slovenia, Turchia ed Italia.

Lo studio è stato portato a termine nell’ambito del progetto europeo MPA-Adapt (programma Interreg Med finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale), con il coinvolgimento iniziale di importanti istituzioni che operano in Mediterraneo, come la Ciesm (Mediterranean Science Commission) e la Fao (Food and Agriculture Organization of the United Nations).

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