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Sereni: "L'Italia non è ancora un Paese bike-friendly"

Sono venti le città nel mondo 'bike friendly', italiane assenti

14 febbraio 2014 | 15.16
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Sono venti le città nel mondo 'bike friendly', italiane assenti

Nel mondo sono 20 città le città 'amiche della bicicletta', ma nessuna italiana. La classifica sulle due ruote è stata stilata dal 'Copenhagenize Index', un indicatore che premia l'impegno delle amministrazioni a diffondere l'utilizzo della bicicletta in città. (FOTO)

Si aggiudica il primo posto Amsterdam con 83 punti su 100, seguita da Copenhagen (81/100), Utrecht (77/100), Siviglia, Bordeaux, Nantes, Anversa, Eindhoven, Malmo, Berlino, Dublino, Tokyo, Monaco, Montreal, Nagoya, Rio, Barcellona, Budapest, Parigi e Amburgo.

Il rapporto prende in esame 13 parametri che vanno dalla cultura delle due ruote alle infrastrutture; dal successo dei programmi di bike sharing alle politiche a favore della ciclabilità; fino all'accettazione sociale della bicicletta. Ad ogni parametro è stato assegnato un punteggio da 0 a 4, con eventuali 12 punti di bonus per interventi e politiche che si sono distinti particolarmente. Solo Siviglia è riuscita a conquistare il massimo dei punti bonus a disposizione mentre ci sono andate vicine Bordeaux, Rio de Janeiro e Copenaghen.

L'Italia "non è ancora un Paese bike-friendly. Ci sono molti più ciclisti di un tempo, molte più persone che comprano una bicicletta e la usano per gli spostamenti quotidiani, in parte per la crisi, ma in parte anche per un cambiamento di mentalità. C'è bisogno di politiche concrete: qui stiamo discutendo di una legge quadro per sostenere la mobilità ciclistica, ma c'è bisogno di tante politiche diverse, di un'attenzione che riguarda la sicurezza, di educazione nelle scuole, di promozione di questo mezzo non solo per il tempo libero ma nella quotidianità delle persone e di chi va a lavorare". Così Marina Sereni, vice presidente della Camera dei Deputati, a margine del seminario "La ciclabilità in Europa: come rendere un Paese bike friendly", oggi a Montecitorio.

Nel suo intervento nel corso del seminario, la vice presidente della Camera ha ricordato i dati in crescita delle biciclette: nel 2012 se ne sono vendute più delle automobili, 1 milione e 606mila bici contro 1 milione e 450mila macchine. Per contro, però, in Italia ci sono 61 auto per ogni 100 abitanti, più della ricca Germania che si ferma a 57. Ma su 61 auto ci sono anche 41 bici, anche se siamo ancora lontani dalla Danimarca che denuncia 38 auto contro 98 biciclette.

"Rispondere a gli oltre 7 milioni di ciclisti abituali, che diventano 11 se si sommano agli occasionali, è quasi un obbligo per noi che siamo in Parlamento".

"Nella precedente legislatura, firmando una proposta di legge trasversale che aveva lo scopo di recepire le richieste dell'appello 'Salviamo i ciclisti', ricordavo il cronico ritardo delle nostre città, rispetto al resto d'Europa, nel dotarsi di piste ciclabili - aggiunge la Sereni - che non sono però la panacea visto che, seppure la loro estensione sia triplicata nelle città, la percentuale di spostamenti urbani in bici è rimasta identica, ferma al 3,8%".

Per la vice presidente della Camera, "è giunto il momento di riconoscere, ad ogni livello politico e amministrativo, la mobilità ciclistica non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidina ma come soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato. Deve essere riconosciuto - sottolinea - l'elevato valore sociale della mobilità ciclistica. Ne devono essere promossi lo sviluppo e la tutela, purtroppo nel nostro Paese lungamente sottovalutati e anzi depressi dall'attenzione centrata esclusivamente sulla mobilità a motore".

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