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Consumi: 3 italiani su 4 hanno ridotto l'aquistodi alimenti di qualità a

21 aprile 2015 | 13.08
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Sono questi gli ultimi dati Waste Watcher secondo cui convenienza e prodotti stagionali sono il ‘mantra’ di quasi un consumatore su due

(Infophoto)
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"Tre italiani su quattro affermano di aver ridotto l’acquisto di generi alimentari di qualità a causa della crisi. Ma al tempo stesso un italiano su 2 si dichiara consapevole dell’importanza della qualità del cibo. Siamo oltre il livello di guardia, e gli ultimi dati Waste Watcher sono un grido d’allarme che nessuno deve sottovalutare". Lo afferma l’agroeconomista Andrea Segrè, uscito nei giorni scorsi per Einaudi col nuovo libro–intervista 'L’oro nel piatto', scritto con il giornalista Simone Arminio.

La presentazione del volume, nella giornata di oggi a Bologna (martedì 21 aprile ore 19) è l’evento promosso da Alce Nero con la campagna europea 'un anno contro lo spreco' di Last Minute Market, presenti la presidente del Milan Center for Food Law and Policy Livia Pomodoro, il presidente di Alce Nero Lucio Cavazzoni e il giornalista Simone Arminio.

Il 43% degli italiani, secondo la nuova survey elaborata dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg, è disposto a rinunciare ad altre spese pur di mantenere alta la qualità del cibo che mette nel carrello e quindi nel piatto. Ma non basta: per il 76% degli italiani i costi del cibo di qualità gravano oltre misura, nell’economia familiare.

Un dato che dal 76% del nord arriva addirittura a toccare l’89% degli intervistati nelle isole. Valori che si rispecchiano nelle risposte sulla riduzione dell’acquisto di prodotti agroalimentari di qualità: a sud ammette di dover contingentare queste scelte l’83% degli intervistati, più di 3 italiani su 4 quindi. E nelle isole si sfiora il 90%.

Convenienza e prodotti stagionali sono il ‘mantra’ di quasi un italiano su due, al momento della spesa (45%). Il rimanente 50% si divide fra chi coltiva un approccio specifico (dietetico, macrobiotico, legato ad abitudini alimentari e al bio 27%) e chi dichiara di non seguire schemi particolari (28%).

Secondo l’ultimo Rapporto curato dall’Osservatorio Waste Watcher, osserva ancora il presidente di Last Minute Market, Andrea Segrè, "lo spreco alimentare domestico, ovvero il cibo ancora buono che finisce direttamente nei rifiuti, vale oltre 8 miliardi di euro, circa mezzo punto di Pil. Mentre l’Istat conta ormai più di 10 milioni di italiani che vivono e si alimentano in condizioni di povertà. Non si può mangiare stellato ogni giorno: rispettare il diritto al cibo giusto, sano e sufficiente, un cibo medio e possibilmente mediterraneo, significa nutrire un pianeta che è allo stesso tempo troppo affamato e troppo sazio. Significa, quindi, restituire valore al cibo, coltivando la cultura della prevenzione degli sprechi alimentari".

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