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Benessere: medito ergo sum, cresce la voglia di ritrovare il 'centro'/Focus

23 ottobre 2015 | 15.30
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(Infophoto)
(Infophoto)

Una pratica per combattere ansia, stress e depressione. Per essere consapevoli della propria vita. O per una personale ricerca spirituale. Motivazioni e obiettivi diversi da raggiungere attraverso la meditazione, un 'esercizio' che riscuote sempre più interesse e curiosità. "Meditare significa dirigere ripetutamente l'attenzione su un'immagine, una parola o un tema allo scopo di calmare la mente e riflettere sul significato dell’oggetto prescelto. La meditazione è la strada più efficace per connettersi con la parte più profonda di noi stessi e far luce sulla nostra identità. E’ inoltre la via maestra per arrivare alla consapevolezza", spiega all'Adnkronos Maria Victoria Tuan, naturopata e insegnante di meditazione (Speciale/Video).

"Se praticata con costanza, la meditazione porta nella nostra vita benefici sia fisici che psicologici - prosegue Tuan - A livello fisico, potremmo sperimentare un miglioramento dei disturbi dell’apparato digerente, del sonno, una maggiore produzione di endorfine, neurotrasmettitori che producono benessere e che permettono di anestetizzare il dolore, e di serotonina, neurotrasmettitore responsabile della sensazione di appagamento e capace di stabilizzare l’umore, l'aumento delle difese immunitarie, una riduzione della produzione di cortisolo, ormone che viene attivato nelle situazioni di stress, maggiori capacità di rilassamento e concentrazione. A livello mentale sviluppa una mente più lucida e serena, chiarisce le idee e aiuta la concentrazione".

Un ottimo alleato dunque nella vita quotidiana e nel lavoro. "Contribuisce a creare armonia nelle relazioni, stabilizza l'umore, aiuta nei momenti di ansia e di stress e sviluppa un senso di benessere - sottolinea la naturopata - a livello lavorativo, migliora la concentrazione e la fiducia in se stessi e può aumentare le facoltà mentali".

Così, in un'epoca dominata dall'incertezza sul fronte economico e dai relativi effetti sulla sfera sociale e personale, l'attenzione verso questa pratica sembra in crescita. Statistiche ufficiali non ci sono ma una fotografia parziale del fenomeno si può scattare considerando il trend dei circoli in cui si pratica Yoga, disciplina che prevede anche la pratica meditativa. Secondo i dati comunicati ad Adnkronos da Aics Associazione italiana cultura e sport, si registra una crescita costante negli ultimi anni. Nel 2013 i circoli erano 654, 725 nel 2014 mentre quest'anno sono saliti a 806.

Anche Maria Victoria Tuan conferma il trend in salita di una pratica, prima circoscritta solo alla 'cerchia' delle associazioni culturali. "Ricevo sempre più richieste per lezioni private e ora anche dalle scuole soprattutto per genitori e insegnanti. In America la domanda arriva dalle aziende", dice Tuan che al momento tiene corsi presso l'associazione olistica Mater Dea a Monterotondo.

La meditazione affonda le sue radici nelle più antiche civiltà. "L'origine della meditazione risale a circa 5.000 anni fa, ai Veda, antichi testi sapienziali indiani espressi in forma di narrazioni, miti e simboli che parlavano di meditazione come mezzo per entrare in contatto con la divinità", spiega Tuan. Poi "il Buddha 2500 anni fa insegnò la meditazione ai suoi discepoli quale via principale di risveglio spirituale e per approfondire la comprensione della natura della mente al fine di sradicare la sofferenza umana".

Le pratiche meditative sono numerose, ciascuna adatta a differenti percorsi e persone. "Le tecniche si possono raggruppare in tre categorie principali: meditazione basata sulla ripetizione di un mantra o di preghiere (Meditazione Trascendentale, Mediazione Ebraica); meditazione visiva, basata sulla visualizzazione di divinità o dei loro simboli (Meditazione Cristiana); meditazione contemplativa, basata sulla concentrazione della mente verso un oggetto, ad esempio il respiro, in grado di assorbire l'attenzione del meditante (Vipassana, Mindfullness, Zen)".

La meditazione Vipassana, ad esempio, appartiene all'antica tradizione buddista Theravada: "Gli oggetti di meditazione sono il corpo e la mente. Il punto di unione è il respiro. Sedersi in silenzio prestando attenzione al respiro conduce, col tempo, allo sviluppo di chiarezza e calma", dice Tuan che insegna proprio meditazione Vipassana.

"Per questo motivo la meditazione è una disciplina che non si pratica solo da seduti, con le gambe incrociate, per qualche minuto al giorno, ma che può essere applicata nella quotidianità, anzi è necessario farlo per portare maggior consapevolezza nella nostra vita - prosegue - Vipassana in pali, l’antica lingua indiana, significa infatti la chiara visione, guardare in profondità. Questo tipo di meditazione ci invita a vivere costantemente nel presente, ad abbandonare schemi, categorie, pregiudizi, opinioni, ideologie e tutto ciò che non viene dalla nostra personale esperienza e sperimentazione".

Insomma l'obiettivo è riportare l'attenzione all'interno della persona quando la mente è in genere proiettata verso l'esterno: al fare, all'agire, non all’essere. Nella pratica quotidiana, "il tempo minimo richiesto è di almeno 15-20 minuti al giorno, possibilmente al mattino appena svegli. Con il tempo, si può aggiungere un’altra sessione di meditazione, nel tardo pomeriggio, all’imbrunire".

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