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Cina: Coldiretti, 1 italiano su 2 taglia sprechi cibo come Xi Jinping

13 agosto 2020 | 19.02
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(Fotolia)
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"Oltre la metà degli italiani (54%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più". E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in riferimento all’ultima campagna per la lotta allo spreco di cibo lanciata dal presidente cinese Xi Jinping, per sottolineare presso i suoi compatrioti il valore strategico delle riserve alimentari nazionali.

"Nelle case degli italiani – spiega l’indagine Coldiretti/Ixè – si adottano già soluzioni multiple per contenere lo spreco di cibo. La strategia più diffusa (74%) è quella di una spesa più oculata acquistando solo quello che serve. Nel 38% dei casi invece si torna all’antica tradizione italiana e contadina di usare quello che avanza per il pasto successivo magari combinando le ricette come avviene per la classica frittata di pasta, la ribollita toscana, i canederli trentini o la pinza veneta. In 1 caso su 4 (25%) si cerca di fare più attenzione alla scadenza dei prodotti oppure riducendo le quantità acquistate (24%) evitando così di riempire il carrello con cibo che non serve o che rischia di rovinarsi a forza di stare nel frigo o nella dispensa senza essere toccato. Esiste poi una quota del 7% che sceglie di donare in beneficenza i prodotti alimentari non consumati".

Mentre se si va fuori a mangiare, stando ancora alla ricerca, "quasi quattro italiani su dieci (37%) quando escono dal ristorante si portano sempre, spesso o almeno qualche volta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, il contenitore per portare via il cibo non consumato ed evitare così che venga buttato. Ma c’è anche un 21% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori".

Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini “l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con un piano nazionale per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali".

Prandini conclude sottolineando quindi come “i problemi pandemici che hanno portato all’interruzione delle catene di approvvigionamento, le difficoltà vissute in termini di mobilità delle merci e dei servizi, rendono strategico investire nel settore aumentando la capacità di resilienza delle filiere agroalimentari nazionali anche con investimenti infrastrutturali per rilanciare la competitività del Paese con le risorse in arrivo dall’Europa”.

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