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Rinnovabili: a Gaza Jenin Charitable Hospital, l'ospedale solare

11 febbraio 2015 | 16.35
LETTURA: 4 minuti

Il progetto, realizzato dall'Ong Sunshine4Palestine, modello replicabile sul territorio per risolvere il problema della carenza energetica. Sarà al centro di un seminario delle Nazioni Unite il 26 e 27 febbraio a Il Cairo.

Rinnovabili: a Gaza Jenin Charitable Hospital, l'ospedale solare

Un ospedale 100% solare. E' il Jenin Charitable Hospital, a Gaza, totalmente operativo grazie a un impianto fotovoltaico sul tetto della struttura, operativo da novembre 2014, progettato e realizzato dall’Ong Sunshine4Palestine (S4P). L’impianto consente al nosocomio di essere autonomo, dal punto di vista energetico, per 17 ore al giorno, di produrre 76 Mwtt l'anno e servire un bacino di 200mila persone, quelle del quartiere di Shijajia, uno dei più poveri e martoriati dagli attacchi di luglio e agosto 2014.

L'impianto permette al Jenin Charitable Hospital di affrontare la carenza e l’interruzione di energia elettrica che affliggono il territorio della Striscia di Gaza, "una vera piaga, per questo motivo abbiamo deciso di intervenire - spiega Barbara Capone, presidente S4P, giovane ricercatrice fisica italiana all’Università di Vienna - Abbiamo cominciato a lavorare al progetto nel 2011 insieme all’ingegnere palestinese Haitham Ghanem, che è membro dell’associazione. In quell’anno abbiamo ideato l’impianto in tre moduli, installabili autonomamente l’uno dall’altro, ed individuato il budget necessario per la sua costituzione: circa 100mila euro".

Nel gennaio 2014, grazie a numerose donazioni, alla raccolta fondi attraverso eventi culturali e a un finanziamento della Fondazione Vik Utopia Onlus, è stato installato il primo modulo. Ciò ha permesso il funzionamento di uno dei piani dell’ospedale per 17 ore al giorno, rispetto alle 4 ore precedenti. Un modulo che ha reso operativo l’ospedale anche sotto i recenti bombardamenti ed ha resistito ad essi.

A novembre 2014 l’installazione è stata completata grazie al concerto realizzato in collaborazione con Stefano Bollani al Teatro Argentina di Roma. Il numero di accessi all’ospedale nel mese di dicembre 2014, primo periodo nel quale il sistema fotovoltaico è stato totalmente installato, è aumentato del 63% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quando ancora non era stato installato, mentre in un anno l’impianto ha permesso un aumento del 170% del numero di pazienti trattati dal nosocomio.

Barbara Capone e Haitham Ghanem sono stati invitati come speaker a un seminario delle Nazioni Unite sull’assistenza al popolo palestinese, dal titolo: “Speeding up relief, recovery and reconstruction in post-war Gaza" (Il Cairo, 23 e 24 febbraio). Racconteranno la storia del Jenin Charitable Hospital di Gaza, modello che l'Ong punta a estendere al territorio di Gaza City in collaborazione con le associazioni Liter of Light Italia e Oltre il Mare.

L’obiettivo è la realizzazione di un “Tree of Light” fotovoltaico fatto di 12 pannelli, ognuno dei quali produce 300W per un picco totale di produzione di 3.6KWP e per una produzione giornaliera di ca 13.6 KWH; verrà realizzato un laboratorio polifunzionale in collaborazione con i tecnici di Liter of Light per spiegare alla popolazione locale come costruire lampade solari a led con materiali riciclati (es. bottiglie di plastica)per uso domestico; verrà riqualificata interessata dall’impianto e creato un parco multi-tematico.

Il seminario de Il Cairo sarà anche l'occasione per affrontare il tema della carenza di risorse idriche nella striscia di Gaza e proporre soluzioni alternative al progetto di un singolo grande desalinizzatore a Gaza. Attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie (membrane a grafene, la cosiddetta blue energy, ovvero un metodo per estrarre corrente dallo scambio ionico tra acqua dolce ed acqua salata), l'Ong propone la riqualificazione di centrali di desalinizzazione esistenti e la conversione delle stesse in centrali completamente fotovoltaiche.

Ognuno di questi centri di desalinizzazione potrà soddisfare i bisogni di una popolazione di 5.000-6.000 persone. Un'altra soluzione è l’estrazione di acqua dall’umidità dell’aria attraverso sali igroscopici per rendere autonomi e off-grid edifici come scuole e palazzi, oppure piccoli condensatori costruiti con materiale di riciclo dalla popolazione.

"Con i nostri progetti vogliamo piantare i semi per un futuro creativo, che promuove l’uso delle risorse pulite di energia, provvedendo a un concreto supporto per le aree umane in difficoltà anche da un punto di vista energetico, come lo è la Striscia di Gaza”, conclude Barbara Capone.

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