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Agricoltura: il futuro è 'fuori suolo', la nuova frontiera 'soiless farming'

02 maggio 2016 | 13.28
LETTURA: 6 minuti

Hydroponic vegetable is planted in a garden - -  Fotolia
Hydroponic vegetable is planted in a garden - - Fotolia

Come sarà il futuro dell'agricoltura, a fronte di uno scenario che vede la progressiva scomparsa di terreno fertile, a causa del cambiamento climatico, dell’agricoltura intensiva e del crescente fabbisogno alimentare mondiale? La risposta potrebbe essere l'agricoltura 'fuori suolo' (soiless farming) e arrivare dal sud-est asiatico, in particolare da Lim Chu Kang, a nord-ovest di Singapore, un avamposto rurale che si è trasformato in un modello per l'idroponica, alternativa sostenibile e produttiva alle coltivazioni tradizionali.

Lim Chu Kang rientra nella rivoluzione tecnologica di Singapore; qui ci si concentra sullo sviluppo delle fattorie del futuro. In una delle fattorie si trova una serra contenente centinaia di torri di alluminio, di circa 9 metri di altezza. All’interno di queste strutture di metallo a forma di A ci sono decine di scaffali con vasche piene di lattuga, spinaci e altri vegetali a foglia verde alimentati esclusivamente da liquidi ricchi di sostanze nutritive.

Sky Greens, la società che gestisce le fattorie, sostiene che in tal modo le verdure crescono fino a 10 volte tanto che con i metodi tradizionali, offrendo una fonte di approvvigionamento alimentare sostenibile: la struttura verticale produce una tonnellata di verdure ogni due giorni. La tecnologia ha preso piede a Singapore, Paese densamente popolato che produce localmente solo il 7% delle verdure. Ma l’idroponica ha un’attrattiva più ampia in quanto alternativa sostenibile ed efficiente alle coltivazioni tradizionali che sfruttano il terreno.

Il suolo ricco di elementi nutritivi è la risorsa più sfruttata in campo agricolo e produce circa il 95% degli alimenti che consumiamo. Ma il suolo agrario sta scomparendo rapidamente: un terzo dei terreni mondiali viene già impiegato per la produzione alimentare e un maggiore sfruttamento potrebbe danneggiare biodiversità ed ecosistemi. Ogni minuto che passa il pianeta perde l’equivalente di 30 campi da calcio a causa del cambiamento climatico e dell’agricoltura intensiva.

Secondo la Fao, se non adotteremo nuovi approcci, nel 2050 la quantità di terra arabile e produttiva disponibile per persona si ridurrà a un quarto dei livelli registrati nel 1960. Aumentare lo strato superficiale, però, non è semplice: secondo la Fao ci vogliono 1.000 anni solo per ottenere tre centimetri. Ed è qui che le coltivazioni fuori suolo mostrano la loro maggiore attrattiva: hanno una resa maggiore, riducono il consumo di acqua e consentono un controllo migliore delle potenziali malattie del suolo rispetto alle colture tradizionali, in cui i batteri si moltiplicano facilmente.

Come dimostrato dalla fattoria di Sky Greens, l’agricoltura fuori suolo sfrutta gli spazi in modo efficiente, consentendo ai produttori di costruire su più piani piuttosto che in orizzontale. L’agricoltura verticale, come viene definita, si adatta in particolare alle aree urbane, dove si prevede che si concentrerà il 90% della popolazione mondiale nei prossimi decenni.

La coltivazione idroponica è sostenibile anche per altri motivi: diminuisce il consumo idrico di circa 10 volte rispetto alle tecniche tradizionali e riduce ulteriormente il consumo utilizzando acqua riciclata. Il vapore che traspira dalle piante e l’acqua in eccesso che fuoriesce dalle vasche possono essere riutilizzati (Sky Greens usa un nuovo sistema idraulico, alimentato dell’acqua piovana, per ruotare le vasche in modo tale che tutte le verdure ricevano la stessa esposizione alla luce).

I membri del Comitato di Consulenza di Pictet-Agriculture ritengono che i sistemi idroponici controllino meglio anche parassiti ed erbe infestanti, diminuendo l’utilizzo di pesticidi e altri prodotti chimici e aumentando la resa, perché il clima in serra può essere programmato per accorciare gli intervalli di tempo tra un raccolto e l’altro.

Inoltre, la diffusione dell’agricoltura fuori suolo potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori: le aziende che producono tecnologie e attrezzature necessarie per creare un ambiente controllato adatto alla coltivazione idroponica (sistemi di illuminazione, irrigazione e ventilazione) potrebbero essere in ascesa. Per il settore si prevede un tasso di crescita annuo composto del 16,8% entro il 2020. Il valore in dollari delle colture idroponiche dovrebbe raggiungere i 27 miliardi di dollari entro il 2020 (dai 18,8 miliardi nel 2014).

La tecnologia, comunque, è ancora alle prime fasi del processo di sviluppo. Uno degli ostacoli all’espansione è rappresentato dai costi. Secondo i consulenti del team di gestione del fondo Pictet Agriculture, la spesa di avviamento dell’attività potrebbe raggiungere decine di migliaia di dollari. Per questo l’idroponica è realizzabile solo per prodotti ad alto margine come vegetali a foglia verde, pomodori e fragole.

La maggiore resa implica che gli agricoltori possono ottenere piuttosto velocemente un rendimento sul capitale investito. Alcuni dei costi della fase di start-up inoltre possono essere assorbiti dai consumatori, disposti a pagare di più per prodotti freschi, locali e coltivati con metodi sostenibili. Secondo Sky Greens i propri prodotti, coltivati con la tecnica dell’idroponica, si vendono meglio nei supermercati rispetto ai vegetali a foglia ottenuti con metodi tradizionali, malgrado costino 10-20 centesimi in più.

Per il fondatore dell’azienda Jack Ng il futuro delle coltivazioni fuori suolo non si limita alle torri ad A. Jack Ng sta infatti lavorando a un’iniziativa per creare un’agropoli, una struttura di ricerca high tech con ampie zone destinate all’agricoltura verticale. In grado di produrre 30.000 tonnellate di vegetali a foglia all’anno (cifra che soddisferebbe più del 30% del fabbisogno di Singapore), il progetto punta a massimizzare il potenziale agricolo degli spazi urbani e a raggiungere l’obiettivo nazionale della sicurezza alimentare.

I Comitati di Consulenza di Pictet-Agriculture rappresentano un’importante fonte di informazioni sui trend di lungo periodo che definiscono le prospettive delle aziende attive in campo agricolo e sono composti da professionisti del settore, riconosciuti come massimi esperti nei rispettivi ambiti. Offrono ai gestori l’opportunità di discutere dei rischi e delle opportunità riguardanti il settore.

Pictet-Agriculture investe in società che beneficeranno della trasformazione dell’agricoltura in un settore globale altamente produttivo e tecnologicamente avanzato. Si concentra su aziende di tutta la filiera agricola che forniscono servizi specializzati, in settori quali macchinari, sementi, prodotti chimici, fertilizzanti, trasformazione e distribuzione degli alimenti.

Investe in società i cui prodotti e servizi contribuiscono a ridurre gli squilibri tra domanda e offerta nel settore alimentare; non investe in prodotti o aziende che danneggiano l’ambiente.

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