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Ricerca: radiazione solare, andamento riflette emissioni inquinanti

13 settembre 2016 | 17.08
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(foto Fotolia)
(foto Fotolia)

In diminuzione tra gli anni ’60 e ’80, ma fortemente in crescita negli ultimi trent’anni: è la radiazione solare, il cui andamento riflette quello delle emissioni inquinanti e i cui effetti colpiscono i più diversi aspetti della nostra vita, umore compreso. Grazie al lavoro di decine di osservatori disseminati sul territorio italiano, è stato possibile studiare come il fenomeno sia variato nel corso degli ultimi 55 anni, una novità assoluta poiché prima non era disponibile nessuna informazione sull’evoluzione temporale della radiazione solare sul territorio italiano.

Cosa è emerso? La radiazione solare in Italia ha subito importanti variazioni nel corso degli ultimi decenni. In particolare, una significativa decrescita nel corso degli anni ’60, ’70 e della prima metà degli anni ’80 del ‘900, a cui ha fatto seguito una netta inversione di tendenza, con una forte crescita negli ultimi 25-30 anni. Questo segnale emerge in modo particolarmente chiaro limitando le analisi ai soli giorni privi di copertura nuvolosa nei quali sia l’iniziale decrescita che la successiva crescita sono dell’ordine del 8% per decennio.

L’andamento italiano riflette quello di altre aree del Pianeta con la successione di due fasi: un’iniziale riduzione della radiazione solare (global dimming), seguita da un successivo aumento della stessa (global brightening).

Molte ricerche sono ancora in corso sulle cause di queste variazioni, ma ci sono già indicazioni abbastanza chiare che esse siano legate principalmente alle emissioni inquinanti che hanno raggiunto nei Paesi più avanzati il loro culmine proprio quando si è manifestato il periodo di più intenso global dimming, per poi ridursi, grazie alla progressiva introduzione di norme per il controllo delle emissioni.

Negli ultimi 25-30 anni è quindi migliorata sensibilmente la trasparenza della nostra atmosfera alla radiazione solare, facendo sì che anche aree caratterizzate tradizionalmente da un’elevata torbidità atmosferica, come per esempio il bacino padano, si siano progressivamente trasformate in aree in cui, grazie alla minore presenza di particolato atmosferico, la radiazione solare riesce ad attraversare maggiormente l’atmosfera.

Le conseguenze? “Tra le molteplici conseguenze positive si segnalano un netto miglioramento nella visibilità orizzontale, la disponibilità di maggiori risorse per il settore energetico ed agro-forestale e un miglioramento nel tono dell’umore delle persone", spiega Maurizio Maugeri, professore del dipartimento di Fisica della Statale.

Ma ci sono anche aspetti negativi: quello più rilevante consiste "nel fatto che la crescente trasparenza atmosferica ha probabilmente prodotto un’accelerazione del riscaldamento del clima negli ultimi decenni, anche se per quest’ultimo aspetto sarebbe forse più corretto dire che era stata la precedente crescita dell’inquinamento da particolato atmosferico a produrre un mascheramento del riscaldamento - sottolinea Maugeri -Nel momento in cui le concentrazioni di particolato atmosferico si sono ridotte, oltre al riscaldamento dovuto alle emissioni di biossido di carbonio e di altri gas-serra, si è aggiunto anche il riscaldamento dovuto al venir meno di questo mascheramento”.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics, è frutto di una collaborazione tra Università Statale di Milano, Eth di Zurigo, Isac-Cnr, Aeronautica Militare e Ipe-Csic di Saragozza e il primo autore è una giovane dottoranda della scuola di dottorato in Scienze Ambientali della Università Statale.

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