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Copernicus, il programma Ue che monitora le emissioni di CO2

05 dicembre 2018 | 10.00
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(Fotolia)
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"Copernicus è il più grande programma ambientale spaziale mai progettato in Europa per monitorare la nostra Terra in movimento". Non ha dubbi Mauro Facchini, capo dell'Unità Copernicus presso la Commissione Europea, quando parla del programma che ora punta a monitorare le emissioni di CO2 derivanti dalle attività umane e analizzare poi queste misurazioni per consentire agli Stati membri dell'Ue e ad altri Paesi di seguire i progressi nel raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi.

"Questa iniziativa in materia di CO2 costituisce un significativo passo in avanti verso la mitigazione dei cambiamenti climatici e rafforzerà ulteriormente la posizione di leadership dell’Europa sulla scena mondiale in questo ambito di massima importanza per l'umanità", spiega Facchini.

I Paesi dell’Unione Europea, come gli altri Paesi che hanno ratificato l’Accordo di Parigi, sono impegnati dai cosiddetti “Nationally Determined Contributions” per la riduzione delle emissioni dei gas serra. Questi contributi saranno valutati sulla base di un bilancio quinquennale. Il servizio proposto da Copernicus offrirà informazioni basate su osservazioni per effettuare valutazioni più coerenti ed esaustive a livello globale.

Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione Europea sta collaborando con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Organizzazione Europea per l’Utilizzo dei Satelliti Meteorologici e il Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine. L’iniziativa si sviluppa su modelli esistenti di infrastrutture e progetta una serie di sistemi di monitoraggio satellitare e terrestri senza precedenti e migliora l'analisi basata su modelli.

"Stiamo già lavorando al progetto della missione Sentinel per misurare le emissioni atmosferiche di CO2 con una risoluzione e una precisione senza precedenti - aggiunge Josef Aschbacher, direttore del programma di osservazione della Terra presso Esa - Se la missione verrà portata avanti dagli Stati membri dell'Esa e dalla Commissione Europea, potremo ottenere una distinzione più precisa tra le emissioni antropogeniche e quelle naturali".

Certo, misurare le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera non è sufficiente per stimarne le emissioni, sottolinea Florence Rabier, direttore generale di Ecmwf, "abbiamo bisogno di modelli computerizzati dettagliati dell'atmosfera e della biosfera, simili a quelli usati nelle previsioni meteorologiche, per creare il collegamento tra le rilevazioni e le attuali emissioni antropogeniche. I sistemi di previsione operativa leader a livello mondiale di Ecmwf, già utilizzati all'interno di Copernicus Climate Change e Atmosphere Services, forniscono il quadro e noi stiamo già lavorando a stretto contatto con la comunità scientifica europea attraverso il progetto Horizon 2020 CHE per migliorare le nostre capacità di quantificazione delle emissioni di CO2".

Insomma, l'iniziativa Copernicus, conclude Alain Ratier, direttore generale di Eumetsat, "fornirà informazioni cruciali basate sul monitoraggio a sostegno dell'azione globale per combattere il cambiamento climatico. La collaborazione e il coordinamento internazionali tra i vari fornitori di dati sono un elemento chiave e stiamo pertanto lavorando con le nostre agenzie partner in tutto il mondo per garantire che i piani Copernicus siano parte di uno sforzo coordinato globale".

La pubblicazione, lo scorso mese, della Relazione Speciale di IPCC sugli impatti del Riscaldamento Globale (IPCC Special Report on Global Warming) ha rilevato che gli impegni presi fino ad ora non sono stati sufficienti a limitare il riscaldamento globale secondo quanto stabilito dagli obiettivi dall'Accordo di Parigi, tra cui quello di rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, "mantenendo l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e limitando l'aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali".

Le parti hanno concordato una valutazione globale, da ripetersi ogni cinque anni a partire dal 2023, con l’obiettivo di quantificare i progressi collettivi volti al raggiungimento dello scopo dell'Accordo e di segnalare eventuali ulteriori azioni individuali prese dalle stesse parti.

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