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Uccise ladro, il tabaccaio: "Pene ancora troppo lievi"

04 maggio 2017 | 17.03
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Un "buon passo, ma non sufficiente" perché "per fermare certi malviventi occorre raddoppiare le pene e fargli pagare i danni". Così Franco Birolo, il tabaccaio padovano di Civè di Correzzola che nell'aprile 2012 sparò e uccise il ladro, un moldavo di 23 anni, durante un furto interviene alla luce del ddl sulla legittima difesa che dopo l'ok della Camera passa al Senato.

"Il provvedimento approvato oggi - dice all'Adnkronos - toglie alcuni paletti e introduce cose positive - come il riferimento all'aggressione nelle ore notturne o il riconoscimento di un grave turbamento psichico -, ma non toglie la discrezionalità del giudice che dovrebbe sempre usare il buon senso e ricordarsi chi commette il reato senza confonderlo con la vittima", sottolinea l'uomo che in primo grado fu condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere, oltre che a risarcire la famiglia della vittima con 325mila euro. Sentenza annullata nel processo d'appello che ha riconosciuto l'assoluzione per legittima difesa.

"Per scoraggiare questo tipo di reati vanno inasprite le pene e i criminali devono essere costretti a pagare di tasca propria. Lo Stato invece si accanisce sulle vittime, su chi dorme tranquillamente a casa sua e si vede piombare addosso dei delinquenti. Basta sconti di pena per i recidivi, basta riti abbreviati o indulti, lo Stato non può 'premiare' i delinquenti e punire la gente perbene". Per il tabaccaio "la politica finalmente si è resa conto della necessità di un cambiamento. Ritengo sia un buon passo ma non sufficiente, visto che andrebbe affiancato a un inasprimento delle condanne per i delinquenti abituali che devono anche essere obbligati a una pena pecuniaria".

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