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Ambiente: Ispra, oltre 3.000 specie aliene invasive in Italia

23 febbraio 2016 | 12.32
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Una minaccia per la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi, con alti costi economici e impatti sulla nostra vita e sulla nostra salute: le specie alloctone invasive, trasportate intenzionalmente o meno dall’uomo, sono un fenomeno in forte crescita in Europa. Negli ultimi 30 anni, secondo recenti studi, il loro numero sarebbe cresciuto del 76%, con una spesa per i Paesi europei di oltre 12 miliardi di euro all’anno. L’Italia, particolarmente vulnerabile all’ingresso delle specie aliene a causa delle sue caratteristiche geografiche e climatiche, ospita 3000 specie terrestri, delle quali 1645 specie animali e 1440 vegetali, su un panorama complessivo di biodiversità di specie ed ecosistemi tra i più ampi.

Se ne discute oggi a Roma, presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza, nel corso dell’incontro 'Le specie aliene in Italia: emergenze e ri-emergenze per Ambiente e Salute', organizzato dalla Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell’Ambiente.

L’evento è stato anche l’occasione per presentare le informazioni contenute nelle banche dati di Ispra e i risultati condotti dall’Istituto nell’ambito del monitoraggio delle specie aliene. Tra gli invertebrati, sono note oltre 1.300 specie alloctone di cui circa 1.220 terrestri e 156 d’acqua dolce sia animali che vegetali, a cui si devono aggiungere una trentina di specie parassite.

Tra gli insetti molti potenziali vettori di infezioni gravi

Si tratta soprattutto di artropodi, dei quali più del 90% sono insetti, che includono molti potenziali vettori di infezioni gravi per l’uomo. In crescita anche il numero di specie esotiche: nel nostro Paese si è passati da 1050 a 1440 specie in soli 5 anni, di cui circa il 40% casuali e il 60% naturalizzate; per ora, circa un terzo delle naturalizzate sono considerate invasive (circa 280 specie). Queste causano gravissimi danni diretti ed indiretti all’economia (in particolare in agricoltura), alla biodiversità, alla salute umana (come l’allergenica Ambrosia artemisiifolia) e animale.

Anche gli ambienti dulciacquicoli e marini del nostro Paese sono caratterizzati da elevatissimi tassi di invasione di specie alloctone sia unicellulari che multicellulari. Negli ultimi anni sono emerse patologie da alghe tossiche e protozoi prima non registrati in Italia: tra i responsabili di questa 'invasione', la globalizzazione e i cambiamenti climatici. Il dato ad oggi più aggiornato risale a febbraio 2016 e riferisce della presenza di 186 specie alloctone multicellulari lungo le coste italiane, di cui 55 vegetali e 131 animali. Tra le alghe ispra segnala le due specie di Caulerpa (C. cylindracea e C. taxifolia) che hanno colonizzato gran parte dei fondali precedentemente caratterizzati da praterie della spermatofita Posidonia oceanica.

Nel Mediterraneo il numero di specie alloctone è più che raddoppiato tra il 1970 ed il 2015, con oltre 250 specie ritrovate nel corso degli ultimi 15 anni. Subito dopo Israele, Turchia e Libano, l’Egitto, l'Italia e la Francia sembrano essere i principali hotspot di introduzione di specie alloctone in base al numero di primi ritrovamenti nel Mare Nostrum. Italia e Francia sono anche i Paesi dove si registra il più alto numero di specie alloctone di artropodi terrestri.

L’Europa corre ai ripari

Il Regolamento Ue 1143/2014 recentemente approvato dall’Unione Europea impone ai Paesi membri di prevenire le introduzioni, attivare sistemi di rilevamento precoce e a risposta rapida, procedere alla rimozione delle specie che causano maggiori effetti negativi e procedere con interventi di controllo.

Le misure più restrittive si applicheranno inizialmente ad una lista di 37 specie invasive identificate sulla base di rigorose analisi del rischio e questa lista, in corso di formalizzazione, comprende 22 specie presenti in Italia, tra i quali alcuni vertebrati quali la Nutria (Myocastor coypus), il Gobbo della Giamaica (Oxyura jamaicensis), il pesce d’acqua dolce Pseudorasbora parva e la Rana toro (Lithobates catesbeianus), invertebrati quali il Calabrone asiatico (Vespa velutina) e il Gambero rosso della Luisiana (Procambarus clarkii), piante come la Ludwigia grandiflora, Pueraria lobata e Hydrocotyle ranunculoides.

Ad aprile è prevista la firma di un accordo di collaborazione tra Ispra e il Segretariato della Convenzione per la Diversità Biologica su questa materia, nell’ambito del quale l’Istituto si impegnerà a proseguire l’implementazione di banche dati sulle specie invasive al fine di fornire informazioni dettagliate ai decisori.

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