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Speranza: "La piazza dei negazionisti fa rabbrividire"

05 settembre 2020 | 20.39
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"Le regole fondamentali, la mascherina e il distanziamento, devono essere veramente rispettati da tutti"

(Fotogramma)
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''Vedere una piazza di negazionisti sinceramente fa rabbrividire". Così il ministro della salute, Roberto Speranza, a margine della manifestazione ''Un mondo nuovo'' della Cgil Basilicata a Potenza. "L'Italia ha pagato un prezzo altissimo, anche in termini di vite umane, oltre 35mila persone. Il mondo e tutta l'Europa sono ancora in una situazione molto difficile. Bisognerebbe unirsi, mai dividersi su questi temi. Le regole fondamentali, la mascherina e il distanziamento, devono essere veramente rispettati da tutti. Quindi il Paese sia unito rispetto a questa sfida''.

'Quello che è accaduto ci dice che nella sanità dobbiamo chiudere definitivamente la stagione dei tagli. Abbiamo iniziato a farlo" ha detto il ministro della Salute. "Negli ultimi 5 mesi abbiamo messo più risorse degli ultimi 15 anni. Non basta ma è la strada su cui dobbiamo insistere''. ''Per 15 anni è prevalsa un'idea, forse un'ideologia che il mercato dovesse risolvere tutti i problemi - ha aggiunto il ministro - e quindi la spesa pubblica era considerata inefficienza, spreco. Spesso questa teoria era aiutata da una serie di cose che non funzionavano. Il prezzo che abbiamo pagato è stato micidiale. In questi mesi quante volte abbiamo sentito parlare di eroi, uomini e donne, nel sistema sanitario. Il nostro personale sanitario è stato davvero straordinario, se abbiamo retto è soprattutto merito loro. Finora una norma bloccava la spesa del personale sanitario a quella del 2004 meno l'uno per cento. Significa che tutti i presidenti di regione avevano una camicia di forza. Questa l'Italia degli ultimi 15 anni. Dobbiamo cambiare queste norme - ha sottolineato - che abbiamo totalmente rotto durante la stagione del Covid e iniziare una nuova fase con un salto culturale. I soldi che metti sulla salute non sono spesa improduttiva ma sono un investimento sulla vita delle persone''. ''Abbiamo pagato una stagione di disinvestimento sul sistema sanitario'', ha detto ancora il ministro, sottolineando che ''la società ha colto un elemento vero di innovazione, oggi c'è una consapevolezza diffusa che non c'era più. La sanità è un bene pubblico da difendere con il coltello tra i denti, come la scuola e la formazione. Dobbiamo fare investimenti che non si sono fatti prima''.

''E' arrivato il tempo di una svolta copernicana. La parola chiave del nuovo sistema che vorrei costruire è prossimità. Significa mettere al centro il paziente-cittadino e il servizio sanitario nazionale deve essergli più vicino. Quindi più territorio, più telemedicina, questa è la sfida di fondo''. Per la riforma della sanità ''serve aggiornare un modello - ha detto il ministro - significa capire che l'Italia è cambiata. Il servizio sanitario nazionale è nato con una legge del 1978, la legge più bella che ci è stata consegnata. Ministro era una donna straordinaria, Tina Anselmi. Qual è la differenza fondamentale con questa Italia? Si è rovesciata la piramide demografica. Quella era un'Italia piena di giovani e con pochi anziani; questa di oggi è totalmente rovesciata sul piano demografico perché una popolazione più anziana fa esplodere le cronicità. Il Ssn è costruito sostanzialmente sulla centralità dell'ospedale che è essenziale ma deve occuparsi delle acuzie, non delle cronicità di cui deve occuparsi il territorio. Ma quando c'è stata la fase di contrazione delle risorse, a risentirne è stato proprio il territorio''.

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