cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 18:38
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Ciclismo

Ciclismo: Gimondi festeggia i 50 anni dalla vittoria al Tour

14 luglio 2015 | 18.52
LETTURA: 5 minuti

Felice Gimondi (foto Infophoto)
Felice Gimondi (foto Infophoto)

Era il 14 luglio del 1965 quando Felice Gimondi faceva il suo ingresso trionfale al Parco dei Principi di Parigi, vincendo, a soli 22 anni, il Tour de France. Il giovane supplente postino di Sedrina, in Valle Brembana, nonostante l’ingombrante presenza del 'cannibale' Eddy Merckx, ha poi vinto anche tre Giri d’Italia (1967, 1969 e 1976), una Vuelta (1968), un campionato del mondo (1973), una Milano-Sanremo (1974), una Parigi-Roubaix (1966) e due Giri di Lombardia (1966 e 1973). Tappe fondamentali di una lunga carriera che lo stesso Gimondi ha voluto oggi ricordare nella sede del Gruppo Bracco, in occasione del lancio del progetto 'gli Audaci', promosso da Friliver Sport.

L'iniziativa, come spiega Hilke Baasch, direttore generale del dipartimento Pharma, è indirizzata "a tutti quegli sportivi che, per pura passione, hanno il coraggio di affrontare delle sfide importanti, che vogliono realizzare un loro sogno. Personaggi e storie vere che raccontano passioni: dei veri e propri audaci". Tra questi anche Gimondi che "è il primo vero audace perchè a 22 anni ha affrontato un sogno che solo con la determinazione e la forza delle gambe è riuscito a realizzare".

Essere incoronato Re di Francia a soli 22 anni ha rappresentato per Gimondi "una vittoria importante, magari anche insperabile alla partenza perchè -spiega- ero un neoprofessionista. Una vittoria che però ha rappresentato il premio della mia condizione psicofisica: credo infatti di aver vinto perchè effettivamente ero il più forte". Per questo, a pieno titolo Gimondi può essere considerato un audace anche perchè, spiega "chi vuol fare questo mestiere, se vuol vincere deve, per forza, essere un audace".

Nel 1965, racconta ancora Gimondi "facevo il supplente postino di mia madre, ero appena passato tra i professionisti e guadagnavo 180mila lire al mese per dieci mesi. A quel Tour non dovevo neppure partecipare: la squadra, capitanata da Vittorio Adorni era infatti già al completo". In quella stagione, Gimondi era arrivato secondo in Belgio alla Freccia Vallone e terzo al Giro d'Italia, vinto da Adorni. Poi un compagno venne colpito da paratifo e Gimondi fu chiamato a far parte della carovana. "In realtà -spiega l'ex campione del mondo- non si è mai capito se il mio compagno era veramente ammalato o se avevano deciso che facessi parte della squadra. Sta di fatto -aggiunge- che per accettare chiesi un ritocco del contratto a 5 milioni l'anno e valutando quello che poi riuscii a fare mi accorsi dopo di essermi fregato con le mie stesse mani". Una vittoria al Tour, infatti, anche per un giovane professionista valeva, già allora, molto di più. "La prima cosa che feci il giorno dopo la vittoria del Tour -racconta ancora- fu di chiamare mia mamma postina annunciando le mie dimissioni da suo supplente. Dopodiché, quell'anno, partecipai a 45 circuiti internazionali". Grande avversario di Gimondi in quegli anni, il 'cannibale' Eddy Merckx: "ho impiegato un anno e mezzo per accettare la sua potenza -confessa Gimondi- ma grazie a lui ho avuto modo di riflettere molto e di imparare tantissimo. Sopratutto -conclude- mi ha preparato al dopo perchè nella vita non è fondamentale essere il primo, il secondo o il decimo perchè tutti sono indispensabili".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza