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Caso Pantani, un detenuto: "La camorra gli fece perdere il Giro"

14 marzo 2016 | 16.11
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Marco Pantani (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Marco Pantani (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Fu la camorra a far perdere il Giro a Pantani". Un'intercettazione telefonica di un detenuto vicino alla camorra e ad ambienti legati alle scommesse clandestine riaccende il caso del Pirata. L'uomo intercettato è lo stesso che, secondo Renato Vallanzasca, confidò in prigione al criminale milanese quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99.

Ovvero che Pantani, che fino a quel momento era stato dominatore assoluto, non avrebbe finito la corsa. Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, e grazie al lavoro della procura di Forlì e di quella di Napoli, l’uomo è stato identificato e interrogato e subito dopo ha telefonato a un parente. Telefonata che la procura ha intercettato e che Premium Sport diffonde oggi per la prima volta in esclusiva.

Questi alcuni passaggi della telefonata intercettata: Uomo: "Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni". Parente: "Una dichiarazione...". Uomo: "Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: 'Guarda che il Giro d'Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte 'e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma". Parente: "Ma è vera questa cosa?". Uomo: "Sì, sì, sì... sì, sì".

"Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro", è il commento di Tonina Pantani, mamma del campione del ciclismo trovato morto in un residence a Rimini il 14 febbraio 2014, ai microfoni di Premium Sport.

"Devo ringraziare i ragazzi di Forlì, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignità, anche se per me non l’ha mai persa -aggiunge la mamma del 'Pirata'-. Le parole di questa intercettazione fanno male, è una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioè che l’avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Però non l’ha mai accettato, non l’ha mai accettato perché non era vero".

"Finalmente -conclude- la gente ora potrà dirlo, anche se tanta gente sapeva che l’avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose".

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