Pronti, via e sui Giochi di Rio 2016 si allunga l'ombra del primo scandalo doping. Nella bufera finisce l'atletica keniana, inguaiata da un dirigente beccato dal Sunday Times a chiedere denaro in cambio della certezza di garantire la copertura di atleti dopati. L'inchiesta del quotidiano inglese ha acceso i riflettori sulla condotta di Michael Rotich, una delle figure più importanti della delegazione keniana. Secondo il Times, sarebbe stato filmato mentre riceveva 10.000 sterline per truccare i controlli antidoping di un gruppo di atleti britannici 'creati' ad hoc dai reporter del giornale.
Rotich avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, ma ha disertato l'evento ed è stato richiamato in patria, dove dovrà fornire spiegazioni agli organi sportivi nazionali. Rotich è il responsabile dell'attività della provincia del North Rift, vera fucina di talenti e punto di riferimento anche per atleti che, da altri paesi, sbarcano in Kenya per allenarsi in altura.
I giornalisti del Times, in incognito, tra gennaio e febbraio sono entrati in contatto con il dirigente che nel corso di 3 diversi incontri ha chiesto il pagamento di 10.000 sterline. In cambio, avrebbe informato gli atleti con 12 ore di anticipo rispetto ai test programmati: i dopati, in questo modo, avrebbero avuto il tempo per 'ripulirsi'. Rotich, inoltre, avrebbe garantito la possibilità di contattare i responsabili dei controlli e, soprattutto, avrebbe parlato in maniera approfondita dei metodi per evitare i test prima delle competizioni: il Kenya, in sostanza, veniva descritto come un porto franco, a riparo dalle intrusioni degli ispettori.
