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Stadio Roma, i motivi dell'impasse

23 febbraio 2017 | 15.56
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Stadio Roma, i motivi dell'impasse

Si arena ulteriormente il progetto sulla realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle divenuto negli ultimi mesi oggetto di numerose discussioni e polemiche. In base alle recenti indiscrezioni infatti si andrebbe verso lo stop alla delibera Marino approvata nel dicembre 2014 che stabilisce la pubblica utilità del progetto legato allo stadio dei giallorossi.

Si tratta dell'ennesima impasse che potrebbe far slittare la deadline del 3 marzo, giorno in cui la Conferenza dei servizi dovrà esprimere un parere unico sulla struttura di Tor di Valle. Intanto è stato rimandato al 24 febbraio l'incontro tra il Campidoglio e i proponenti del progetto. Ma quali sono i vincoli che impediscono di posare la prima pietra dello stadio?

Uno dei principali ostacoli è rappresentato dalle DIMENSIONI DELL'AREA richiesta dai proponenti del progetto. L'intero complesso sportivo, comprendente lo Stadio da oltre 50mila posti, il Business Park con i tre grattacieli dell'architetto Libeskind e il Convivium, una zona dedicata ai bar e ai ristoranti, si estenderebbe su un vasto territorio pari a quasi 1 milione di metri cubi (977mila).

Tuttavia il Piano regolatore del Comune di Roma prevede una cifra limite ai metri cubi da dare in concessione di gran lunga inferiore a quella richiesta dai proponenti del progetto. A sollevare la questione, tra gli altri, fu l'ex assessore capitolino all'Urbanistica Paolo Berdini che accusò il costruttore Parnasi di volere "insieme allo stadio qualcosa come 600mila metri cubi regalati".

Per superare tale impasse rimanendo a Tor di Valle il Campidoglio potrà quindi percorrere due strade alternative: accontentare i proponenti del progetto concedendogli metri cubi in più, rischiando di suscitare l'indignazione dell'ala più intransigente del M5S, oppure imporgli di rivedere il progetto ridimensionando l'area interessata.

Attualmente però, almeno a giudicare dalle ultime dichiarazioni del leader del M5S Beppe Grillo, l'attenzione sembra essersi spostata sulla SCELTA DELL'AREA in cui dovrebbe essere collocato lo stadio dopo che i geologi hanno lanciato l'allarme sul rischio idrogeologico di Tor di Valle. "L'area dell'ex Ippodromo a Tor di Valle è una zona a rischio esondazioni", ha spiegato il presidente dell'Ordine dei Geologi del Lazio, Roberto Troncarelli, "lì intorno ci sono due fossi importanti, quello di Torrino e quello di Vallerano, che impongono condizionamenti sull'uso del suolo e interventi di compensazione".

"Dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor di Valle" è la posizione dei proponenti del progetto. "L'area - sottolineano - è sicura dal punto di vista idrogeologico", hanno sostenuto i proponenti del progetto, "anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo stadio e dove abitano oltre 10mila romani".

Infine, altro vincolo che dovrebbe essere sciolto è rappresentato dalla DICHIARAZIONE DI INTERESSE CULTURALE presentata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma sull'ex ippodromo di Tor di Valle. "E' stata avviata una procedura di vincolo sull'Ippodromo di Tor di Valle, importante opera di Julio Lafuente, esempio di rilievo nella storia dell'architettura e oggetto di studi specifici", ha spiegato la soprintendente Margherita Eichberg, "lo stadio della Roma non è assolutamente conciliabile con l'Ippodromo perché lo cancellerebbe totalmente".

Anche in questo caso è arrivata la replica dei proponenti del progetto che hanno denunciato il degrado dell'area e accusato la Soprintendenza di essersene disinteressata per anni. "Le tribune dell’ex Ippodromo di Tor di Valle - si legge in una nota - sono identificate da tutti in modo inequivocabile come una struttura precaria e pericolante, in totale abbandono da anni, peraltro dimenticata anche dalla Soprintendenza stessa che non ha mai avviato alcuna azione a tutela per quell'area prima che noi valutassimo lo sviluppo di questo progetto. Nella struttura delle tribune sono, tra l'altro, presenti parti ricoperte di amianto".

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