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Totti e gli allenatori, tanti amori e qualche 'nemico'

28 maggio 2017 | 07.30
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Venticinque anni e quasi altrettanti allenatori. Nella sua lunghissima avventura con la Roma, Francesco Totti ha visto accomodarsi sulla panchina giallorossa almeno 3 generazioni di tecnici. Con la maggior parte è stato amore a prima vista. Con qualcuno, però, la situazione è arrivata quasi al punto di rottura. L'esordio del capitano in Serie A, nel 1993, è avvenuto sotto la guida tecnica di Vujadin Boskov. Il Totti calciatore, però, è nato 'sul serio' nel triennio romanista di Carlo Mazzone (1993-1996).

Carlos Bianchi, arrivato nella capitale dall'Argentina, ha rischiato di trasformarsi in un bivio epocale: Totti pare destinato ad andare via in prestito ma il suo show in un triangolare amichevole cambia i programmi e il destino. Bianchi viene esonerato, Totti resta e scrive la storia. Cresce con l'arrivo di Zdenek Zeman (1997-1999), con cui costruisce un rapporto speciale al di là del campo, e raggiunge la piena maturità nella Roma di Fabio Capello (1999-2004), che conquista il terzo scudetto della storia giallorossa. Tra il 2005 e il 2010 Totti 'riesplode' nella Roma di Luciano Spalletti. Il tecnico toscano inventa il 4-2-3-1, modulo che esalta il numero 10 versione bomber come mai in carriera. E' una nuova età dell'oro, che si prolunga fino alla prima stagione di Claudio Ranieri all'ombra del Cupolone. Il cambio di proprietà segna l'ultima svolta societaria e, di riflesso, tecnica.

Dal 2011-2012, complice la carta d'identità, la centralità del numero 10 si appanna. Il progetto tecnico di Luis Enrique non decolla, il ritorno di Zeman non regala gioie. Il francese Rudi Garcia punta sul veterano, che si fa trovare pronto e regala 16 reti tra il 2013 e il 2015. Nel 2016 torna Spalletti, ma il secondo matrimonio funziona -nella migliore delle ipotesi- a corrente alternata. Totti gioca pochissimo, non sembra più rientrare nel progetto e affida il malumore ad un'intervista al Tg1. Alla fine, riesce comunque ad essere fondamentale: serve assist e segna gol determinanti per la qualificazione ai preliminari di Champions. L'ipotesi del ritiro viene cancellata dalla firma di un nuovo contratto. L'ultima stagione è avara di sorrisi -2 gol- e ricca più di polemiche che di soddisfazioni. Il numero 10 gioca poco e quasi mai quando la posta in palio è alta. "Forse a volte l'ho penalizzato", dirà Spalletti poco prima dei titoli di coda.

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