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Diritti tv, respinto reclamo Mediapro

11 giugno 2018 | 16.55
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(Fotogramma)
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Il Tribunale di Milano ha respinto, a quanto si apprende, il reclamo di Mediapro ed ha confermato la sospensione cautelare al bando per i diritti tv della Serie A della società spagnola.

La decisione è stata presa dal collegio di tre giudici che ha confermato l'ordinanza del 9 maggio scorso del giudice Claudio Marangoni che aveva accolto le istanze di Sky.

"Leggiamo dalle motivazioni del giudice, che la decisione rimanda al provvedimento che l'Agcm ha fatto nei confronti della Lega Serie A il 14 marzo 2018, provvedimento che ha inficiato il bando preparato dalla Lega Serie A del 6 gennaio 2018, poi aggiudicato da Mediapro, ancora oggetto di ricorso al Tar del Lazio" dichiara Mediapro dopo la decisione del Tribunale di Milano.

"Mediapro avrebbe acquisito un prodotto (quello dei diritti messi in vendita dalla Lega) non conforme a quanto poteva fare dalle regole vigenti", aggiunge la società spagnola.

Il tribunale osserva a pagina 7 che "l'agcom (..) ha deliberato la conformità al decreto Melandri dei risultati e dei criteri adottati nella procedura competitiva svolta dalla Lega relativa all'assegnazione dei diritti audiovisivi". Inoltre prosegue il Tribunale "è chiaro perciò che l'Autorità (Antitrust) non ha approvato l'invito di Mediapro né ha autorizzato Mediapro ad effettuare l'Invito nei termini qui contestati bensì ha ritenuto conforme alla normativa speciale la procedura competitiva avviata dalla Lega per l'assegnazione dei diritti audiovisivi di cui è (con)titolare".

Secondo il Collegio del tribunale di Milano che ha respinto il ricorso di Mediapro, condannandolo anche a pagare a Sky le spese di 15.000 euro, Mediapro "reputa che nella specie sia ravvisabile il fumus degli illeciti denunciati quanto a violazione del Decreto Melandri e dei correlati obblighi dell’intermediario indipendente", infatti "mediante l’Invito in questione MediaPro appare assumere responsabilità editoriale, comprimere la libertà di iniziativa imprenditoriale e imporre costi aggiuntivi e non necessari per la fruizione dei diritti, sfruttando anche una posizione dominante con meccanismi di abbinamento forzato".

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