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L'intervista

"Un anno fa il cancro", Vialli si racconta

26 novembre 2018 | 13.12
LETTURA: 4 minuti

(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)

"Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: 'È anche per merito tuo se non ho mollato'". Un cancro e la vita che cambia, e la decisione di raccontarlo per aiutare chi, come lui, si trova a vivere la difficile esperienza della malattia. E' quanto ha deciso di fare Gianluca Vialli, ex allenatore e, soprattutto, centravanti leggenda del calcio italiano, che nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha presentato il libro 'Goals. 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili', parlando per la prima volta della patologia che lo ha colpito un anno fa e della battaglia a colpi di radio e chemioterapia che ne è seguita.

Nel libro, novantotto storie più una, la sua: "Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora - spiega ad Aldo Cazzullo che lo ha intervistato - l'ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna - racconta ancora -, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro".

Alla scoperta del cancro seguono un'operazione, otto mesi di chemioterapia e sei settimane di radioterapia. Ma ora Vialli sta "bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale - scherza -. Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all'incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli".

L'ex calciatore e allenatore descrive poi "un'altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: 'Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri'. L'importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero - si augura - che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade".

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