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Malagò su lettere al Cio: "Atto dovuto"

13 settembre 2019 | 10.57
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Punire l'Italia per la riforma dello Sport: è la richiesta avanzata dal presidente del Coni con l'invito a prendere in ostaggio la partecipazione olimpica dell’Italia a Tokyo 2020, nonché l’organizzazione delle Olimpiadi del 2026

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Punire l'Italia per la riforma dello Sport. E' la richiesta avanzata dal presidente del Coni Giovanni Malagò al Cio in due missive mandate all'organismo internazionale per contrastare la riforma varata dall'ex governo che con la creazione della società Sport e Salute ha sottratto al Coni la gestione dei fondi destinati allo sport.

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A raccontare la vicenda è il quotidiano 'Repubblica' secondo cui il Coni ha inviato a Losanna due lettere il 30 e il 31 luglio scorso. La prima è la più formale ed è indirizzata direttamente al presidente del Cio Thomas Bach. "Dear president, dear Thomas -si legge nel documento- vorrei informarla che il governo italiano approverà nei prossimi giorni un decreto legge non in linea con la Carta olimpica…". Malagò spiega, poi, in che modo, secondo il Coni, Sport e Salute, la società creata dal precedente governo nella quale è confluita la cassa dello sport italiano, interferisca con l’attività del Coni e con la sua autonomia.

"Se non avessi evidenziato situazioni normative che sono sotto gli occhi di tutti, da membro Cio sarei stato sanzionato in modo anche grave. Devo esser sincero, non capisco la motivazione e il clamore di tutto questo", dice Malagò aggiungendo: "Conseguenze per lo sport italiano? Queste situazioni vanno modificate e scritte in modo diverso. Ci sono alcuni temi, come l'aspetto di non limitare solo alla parte olimpica l'egida del Coni ma anche lo sport per tutti la rappresentanza sul territorio su base regionale e tutto questo oggi non è in sintonia con la carta olimpica. Io ho difeso e sto continuando a difendere il Coni". "Ora nell'ambito dei decreti attuativi della legge delega dobbiamo sistemare alcuni aspetti che sono in palese contraddizione con la Carta olimpica", spiega ancora il presidente del Coni.

"Cosa mi aspetto dal nuovo Governo? Buon senso, equilibrio e rispetto nei confronti del Comitato olimpico, come avviene in tutti gli altri Paesi", le parole del presidente del Coni."Siamo molto sereni e ottimisti. In un mondo diverso, quello che ha fatto il Coni con la clamorosa vittoria di Milano-Cortina, una specie di miracolo all'italiana, accolto da tutti con entusiasmo, che porterà crescita, prestigio e lavoro, sarebbe stato premiato; invece finora si è andati nella direzione opposta -prosegue il n.1 del Coni- Se ho già incontrato Spadafora? Non ci ho ancora parlato, ci incontreremo la prossima settimana".

LE LETTERE - "Prima di tutto - si legge nella missiva secondo quanto riporta Repubblica- il decreto legge definisce il ruolo del Coni come limitato alla gestione delle attività olimpiche (…) e questa definizione è contraria all’articolo 27 della carta olimpica che parla invece di sviluppo e promozione sia dello sport di alto livello sia dello sport per tutti". In secondo luogo, sempre secondo Malagò, la riforma contrasta anche con il paragrafo 5 dei principi fondamentali della carta olimpica, secondo cui "le organizzazioni sportive aderenti al movimento olimpico devono essere politicamente neutrali".

La seconda lettera (di carattere riservato) è indirizzata sempre a Losanna ma stavolta all’attenzione di James Macleod, il responsabile del Cio per le relazioni con i Comitati nazionali. "Dear James, oltre a quanto scritto al presidente ieri, vorrei sottolineare alcuni altri aspetti…", è l’incipit. Tra questi aspetti, riporta Repubblica, Malagò sottolinea un punto preciso dell’articolo 27, il nove. Ovvero quello che "stabilisce che il comitato esecutivo del Cio può assumere le decisioni più appropriate per proteggere il movimento olimpico (…) tra cui la sospensione o il ritiro del riconoscimento del Noc (comitato olimpico nazionale) nel caso in cui una legge o anche ogni altro atto del governo sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso".

Insomma, ricostruisce il quotidiano romano, è stato proprio Malagò a indicare al Cio di prendere in ostaggio la partecipazione olimpica dell’Italia a Tokyo 2020, nonché l’organizzazione delle Olimpiadi del 2026, pur di ostacolare la riforma Giorgetti-Valente. Malagò, sentito da Repubblica, nega ogni anomalia nella vicenda: "Entrambe le lettere erano atti dovuti. In qualità di membro Cio, sono tenuto a segnalare ogni possibile violazione della carta olimpica".

LE REAZIONI - ''Sconvolgente anche se lo avevo capito. Veder scritte le lettere fa un altro effetto? È proprio così'', commenta con l'Adnkronos il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, all'Adnkronos. ''Se tutto questo corrisponde al vero sia una cosa molto delicata e da approfondire. Sono imbarazzato. Il Coni è un ente pubblico". Sono le parole del presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, all'Adnkronos. ''Malagò ha detto che era atto dovuto? Se quello che ho letto corrisponde al vero l'imbarazzo c'è, se non lo è allora è bene che prenda i provvedimenti del caso. Sono anche perplesso in quanto parliamo di una legge delega al cui art. 1 si fa riferimento in maniera chiara del rispetto della carta olimpica e dell'autonomia delle federazioni, quindi qualunque altro commento sarebbe inutile'', ha proseguito Barelli. ''Penso che gli altri membri italiani del comitato olimpico internazionale debbano dare un contributo per chiarire questo aspetto perché investe le relazioni tra Cio e comitati olimpici nazionali. Se ci saranno approfondimenti? Io sono molto sorpreso, la questione dovrà essere chiarita nel modo dovuto'', ha concluso il presidente della Fin.

"Qui c'è soltanto il fatto che si è creata una 'diga' tra un certo gruppo e Giovanni Malagò. Questo è un modo di attaccare e difendersi contemporaneamente. Peccato. Non condivido l'atteggiamento di alcuni miei colleghi, io ho sempre rispettato il presidente del Coni", Sono le parole del presidente della Federgolf, Franco Chimenti, all'Adnkronos. "Ho vissuto questa vicenda da vicino e posso testimoniare che si è trattato di un atto dovuto e praticamente richiesto - aggiunge - Malagò ha dato la risposta che avrebbe dovuto dare e questo è stato condiviso dagli altri membri Cio. Se si fosse voluto sottacere la notizia non sarebbe stata resa pubblica".

Duro l'attacco di Alessandro Di Battista: "'Innanzitutto se Malagò avesse studiato di più, conoscerebbe la differenza tra decreto legge e legge delega. Ma qui il problema non è la sua impreparazione, quanto il suo alto tradimento nei confronti dello sport e degli sportivi".

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