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Moggi: "Quella volta con la Juve in una Istanbul blindata"

14 ottobre 2019 | 13.50
LETTURA: 3 minuti

In un'intervista all'Adnkronos l'ex dg bianconero ricorda le tensioni del 1988 per il caso Ocalan

L'ex dg della Juventus, Luciano Moggi  - (foto ADNKRONOS)
L'ex dg della Juventus, Luciano Moggi - (foto ADNKRONOS)

Giocare o no la finale di Champions a Istanbul? Il quesito sta alimentando un acceso dibattito sui social. E se su twitter già spopola l'hashtag #NoFinaleChampionsaIstanbul anche le istituzioni calcistiche stanno iniziando a interrogarsi sul da farsi di fronte alla crisi innescata dal conflitto nel Nord-Est della Siria, come dimostrano le parole di questa mattina del vice presidente italiano della Uefa, Michele Uva.

Ma non è la prima volta che il mondo del calcio si trova suo malgrado coinvolto in questioni politico-diplomatiche. Proprio Istanbul fu, ad esempio, al centro di un caso già nel lontano 1998. In pieno braccio di ferro tra l'Italia e la Turchia per l'estradizione del leader curdo Abdallah Ocalan, la Juventus doveva volare a Istanbul per una sfida di Champions League contro il Galatasaray. Il match fu rinviato il 25 novembre di quell'anno e recuperato una settimana più tardi in una Istanbul blindata, con circa 20.000 poliziotti a presidiare le strade. Di quei giorni ad alta tensione ha un ricordo nitido Luciano Moggi, all'epoca direttore generale del club bianconero. "Ed è un ricordo non tanto bello", esordisce Moggi tornando con la mente a quella difficile trasferta.

"Al nostro arrivo fummo scortati per tutto il percorso, dall'aeroporto all'albergo, dai carri armati", racconta Moggi al telefono con l'Adnkronos . "Prima e durante il viaggio c'era grande preoccupazione e anche l'impatto al nostro arrivo fu molto brusco. Durante il tragitto di circa 30 chilometri verso l'hotel l'autostrada era piena di militari che guardavano armati verso le colline. Lo stesso avvenne quando ripartimmo. Non fu un'esperienza piacevole", aggiunge l'ex dirigente bianconero. La partita alla fine si giocò anche grazie al lavoro diplomatico che fu svolto dietro le quinte e in tribuna furono invitati anche Giovanna Melandri e Piero Fassino, all'epoca rispettivamente ministra dello Sport e ministro del Commercio estero del governo D'Alema.

La Juventus arrivò a Istanbul il giorno stesso della partita, rischiando anche una sanzione da parte della Uefa. "Chiedemmo alla Uefa di rinviare ancora il match, ma non ci fu data l'autorizzazione. Quindi chiedemmo un premesso speciale (per arrivare il giorno stesso, ndr) spiegando che le ragioni della nostra decisione erano proprio quelle per cui la stessa Uefa aveva deciso di rinviare di una settimana l'incontro", spiega Moggi. In ogni caso, i timori della vigilia si rivelarono infondati: "Andammo a Istanbul per volontà della Uefa e della Fifa, ovviamente prendendo tutte le precauzioni del caso, e la partita si svolse senza problemi", prosegue l'ex dg della Juve che, tornando all'attualità, si esprime così sul dibattito in merito alla possibile revoca a Istanbul della prossima finale di Champions.

"Non credo che ci saranno cambiamenti, tenendo conto del modo di operare della Uefa, ma bisogna vedere quali saranno le tensioni del momento perché non mi sembrerebbe serio riempire lo stadio di gente pericolosa. Ma comunque prendere delle decisioni adesso mi sembra prematuro, perché da qui alla fine della Champions c'è troppo tempo. Almeno che la Uefa non decida fin da ora di spostare la finale da una città all'altra".

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