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Özil: "Dopo la foto con Erdogan insulti razzisti anche dai politici"

17 ottobre 2019 | 14.55
LETTURA: 3 minuti

Il centrocampista dell'Arsenal critica la Germania: "Ha un grave problema con il razzismo"

Mesut Oezil con la maglia della nazionale tedesca  (foto AFP) - AFP
Mesut Oezil con la maglia della nazionale tedesca (foto AFP) - AFP

"Dopo la foto con Erdogan mi sono sentito non rispettato e non protetto. Ho ricevuto insulti razzisti anche da politici e personaggi pubblici. Eppure nessuno della nazionale in quel momento è uscito allo scoperto per dire: ora basta, questo è un nostro giocatore e non potete insultarlo in quel modo. Tutti tacevano e lasciavano che accadesse". Mesut Özil torna così, in un'intervista con il sito The Athletic', sul caso nato da una sua foto con il premier turco Erdogan e dal quale è scaturita la sua decisione di dire addio alla nazionale tedesca.

Il calciatore 31enne, nato in Germania ma di origine turca, spiega di non avere nessun rimpianto legato al suo ritiro dal calcio internazionale e riflettendo sul problema del razzismo lancia un'accusa al suo Paese: "Ci sono grossi problemi in Germania, basta guardare cosa è successo la scorsa settimana ad Halle, un altro attacco antisemita", dice il centrocampista dell'Arsenal. "Purtroppo il razzismo non è più solo una questione di destra nel paese, si è spostato al centro della società", sostiene Özil.

L'ormai ex nazionale tedesco non dimentica il trattamento ricevuto dopo l'eliminazione della Germania nella fase a gironi degli ultimi Mondiali in Russia: "Quando sono uscito dal campo i tedeschi mi dicevano: torna nel tuo paese, fottiti, maiale turco e cose del genere. Prima del Mondiale -racconta Özil - dovevo essere il volto di alcuni accordi commerciali, ma improvvisamente hanno cancellato tutto e mi hanno rimosso dalle loro campagne. Alcuni enti di beneficenza tedeschi mi hanno tolto il ruolo di ambasciatore e mi hanno consigliato di prendere le distanze da quella foto".

"Ma ciò che mi ha turbato di più -rivela - è stata la reazione della scuola che ho frequentato a Gelsenkirchen. Avevamo un progetto annuale insieme, tutto era pianificato. Ma poi il direttore della scuola ha detto al mio team che non sarei dovuto andare a causa dell'attenzione mediatica e dell'ascesa del partito di destra AfD nella loro città. Non potevo crederci. La mia città natale, la mia scuola. Non mi sono mai sentito così sgradito".

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