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Coronavirus, Lega A: "Sì a taglio stipendi calciatori"

06 aprile 2020 | 16.35
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E sulla ripresa del campionato: "Volontà di portare a termine stagione senza rischi". Ma l'Aic non ci sta: "Proposta irricevibile"

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L'assemblea della Lega Serie A ha deliberato oggi all'unanimità, con esclusione della Juventus che ha già raggiunto un accordo con i propri giocatori, "una comune linea di indirizzo per contenere l'importo rappresentato dagli emolumenti di calciatori, allenatori e tesserati delle prime squadre". Lo spiega la Lega in una nota. Questo intervento "necessario per salvaguardare il futuro dell'intero sistema calcistico, prevede una riduzione di un terzo della retribuzione totale annua lorda (ovvero quattro mensilità medie onnicomprensive) nel caso in cui non si possa riprendere l'attività sportiva, e una riduzione di un sesto (ovvero 2 mensilità medie onnicomprensive) qualora si possa disputare nei prossimi mesi le restanti partite della stagione 2019/2020". I club, chiarisce la Lega, definiranno gli accordi con i propri tesserati.

"Il coronavirus ha costretto il mondo intero ad affrontare una crisi senza precedenti. L'Italia è tra le nazioni più colpite con una drammatica caduta del Pil del Paese e milioni di lavoratori interessati dalla misura degli ammortizzatori sociali. Il settore calcio vivrà parimenti una situazione estremamente difficile, anche in caso di ripresa differita delle restanti partite di campionato e di Coppa Italia, mettendo a repentaglio la tenuta di tutto il sistema, da sempre sostenuto dalla Lega Serie A grazie al contributo mutualistico versato per le serie minori e gli altri sport", sottolinea la Lega nella nota.

"Il contesto sopra descritto richiama tutti ad un atto di forte responsabilità, con i club pronti a fare la propria parte sostenendo ingenti perdite per garantire il futuro del calcio italiano. Perdite che necessariamente dovranno essere contenute incidendo sulla riduzione dei costi, la cui principale voce per le società è rappresentata dal monte salari. In linea con le azioni volte a diminuire il costo lavoro adottate a livello nazionale e internazionale la Lega Serie A ha deliberato all'unanimità una comune linea di indirizzo".

La Lega di Serie A sta seguendo l'evoluzione dello scenario in stretto coordinamento con Uefa, Figc ed Eca. "E' stata confermata la volontà di portare a termine la stagione e di tornare a giocare, senza correre rischi, solo quando le condizioni sanitarie e le decisioni governative lo consentiranno", ha spiegato la Lega di A. L'Assemblea riunita oggi ha inoltre "analizzato le raccomandazioni per la ripresa di gare e allenamenti delle varie discipline sportive prescritte dalla Federazione Medico Sportiva Italiana, alla luce dell'attuale situazione sanitaria", legata al coronavirus. "A tal proposito entro fine settimana la Federcalcio emanerà le relative norme medico-sanitarie".

Il Consiglio Direttivo Associazione italiana calciatori, dopo una riunione con i rappresentati delle squadre di Serie A, ha ritenuto "irricevibile la proposta avanzata dalle Leghe di A e B giunta oggi". "Il comportamento delle Leghe è incomprensibile in un momento come quello attuale -spiega l'Aic in una nota-. La volontà, neanche tanto implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico derivante dalla situazione di crisi, è un fatto che fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio in questo momento di difficoltà".

"Pensare che si debba ricorrere ad una delibera assembleare per decidere di non pagare più nessuno lascia senza parole. Gli stessi presidenti che vorrebbero decidere la sospensione degli emolumenti hanno mandato in campo le squadre fino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà di marzo e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali svolti secondo le direttive dello staff tecnico. La discussione delle scorse settimane verteva sui termini di contestazione di mancati pagamenti da sospendere o posticipare, ma non si è mai andato oltre le brevi riunioni telefoniche", aggiunge l'Assocalciatori.

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