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L'intervista

Vialli e il cancro: "Ora mostro mie cicatrici con orgoglio"

16 maggio 2020 | 14.04
LETTURA: 2 minuti

L'ex attaccante al Guardian: "Ogni volta che voglio piangere, piango. Non c'è vergogna"

(Foto Fotogramma/Ipa)
(Foto Fotogramma/Ipa)

"Ora mostro le mie cicatrici con orgoglio. Sono un segno di ciò che ho passato". Gianluca Vialli non nasconde quanto la malattia lo abbia cambiato come persona, in una intervista al 'Guardian' l'ex attaccante parla della sua battaglia vinta contro il cancro negli ultimi 3 anni. "I miei amici, persone che erano a conoscenza della mia condizione, mi hanno detto: 'Dai, vincerai questa battaglia. Puoi sconfiggere il cancro'. Ho sempre pensato di non voler combattere il cancro, perché è un nemico troppo grande e potente, ho sentito tutto questo come un viaggio. Si tratta di viaggiare con un compagno indesiderato fino a quando, si spera, non si annoi e muoia prima di me", prosegue l'ex attaccante della Nazionale.

"Ora so che è necessario liberare il dolore. Non ero particolarmente bravo a mostrare le mie emozioni e ho tenuto le cose dentro. Non è un bene. Ora mi rendo conto che ogni volta che voglio piangere, piango. Non c'è vergogna. E se vuoi ridere, ridi. Cerco di non piangere di fronte a persone che potrebbero diventare molto emotive. Provo a piangere da solo. Quando sono in un posto confortevole, non tengo nulla dentro. L'ho appena fatto uscire e dopo mi sento meglio": è una delle 'lezioni' di vita che ha imparato dalla dura esperienza.

L'ex attaccante di Sampdoria, Juventus e dell'Italia, bloccato a Londra dalla pandemia, parla dei genitori che vivono a Cremona e della difficoltà a dire ai genitori del suo tumore al pancreas quando gli è stato diagnosticato nel 2017. "Senti che stai deludendo qualcuno, come i tuoi genitori. Non vuoi che i tuoi genitori ti vedano soffrire così tanto. Sono sempre stato percepito come un ragazzo duro. Un ragazzo forte con molta determinazione. Non essere in quella posizione mi rendeva inquieto. Non volevo essere visto come un povero ragazzo con una malattia. Ecco perché non l'ho condiviso ampiamente per 12 mesi".

"È anche un peso. Le persone chiamano per mostrarti che stanno pensando a te. Ho pensato che invece di passare il tempo al telefono, avevo bisogno di tempo per me stesso. Ecco perché indossavo un maglione sotto la camicia, per nascondere che avevo perso così tanto peso. Questi sentimenti sono naturali e rimangono con te per un po'. E poi, almeno nel mio caso, se ne vanno. Il giorno in cui inizi a guardare le cose in modo diverso, la tua vita cambia", conclude.

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