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Il caso

Neymar: "Gonzalez mi ha chiamato scimmia figlio di p..."

14 settembre 2020 | 11.38
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Afp
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Turbolento ritorno per Neymar nel match del Paris Saint-Germain ieri contro l'Olympique Marsiglia, con la superstar brasiliana espulsa a causa di una lite con Alvaro Gonzalez, che in seguito ha accusato di razzismo. "Mi ha chiamato 'scimmia figlio di p...'", scrive Neymar su Twitter commendando l'espulsione e prendendosela anche con il Var: "Cogliere la mia 'aggressività' è facile ... ora voglio vedere l'immagine del razzista che mi chiama "mono hijo de puta. Che cosa succede? Reel mi punisci.. Cascudo vengo espulso ... e loro? Che cosa succede?". Neymar è stato uno dei cinque giocatori espulsi dopo una rissa. Quando ha lasciato il campo ha detto: "Quello era razzismo, per questo l'ho picchiato". Dopo la partita il giocatore brasiliano aveva scritto sempre su Twitter che "l'unico rimpianto è non aver colpito in faccia quell'idiota".

"Ieri ho reagito" scrive poi su Instagram. "Sono stato punito col cartellino rosso perché volevo colpire qualcuno che mi aveva offeso. Ho pensato di non poter lasciar correre senza fare nulla, perché ho realizzato che chi di dovere non avrebbe fatto nulla. Che non se ne sarebbe accorto o avrebbe ignorato quello che è accaduto. Nella partita, avrei voluto rispondere come sempre, giocando a calcio. I fatti dimostrano che non vi sono riuscito e che ho reagito". "Nel nostro sport, le aggressioni, gli insulti, le brutte parole sono parte del gioco -prosegue il 28enne brasiliano-. Non puoi fartene condizionare. Capisco parzialmente questo ragazzo, tutto fa parte del gioco. Ma il razzismo e l'intolleranza sono inaccettabili. Io sono nero, figlio di un nero. Nipote e bisnipote di un nero. Ne sono orgoglioso e non mi vedo diverso da chiunque altro. Ieri volevo che chi di dovere (gli arbitri o gli assistenti) fossero imparziali e capissero che non ci può essere spazio per un comportamento così pregiudizievole". "Avrei dovuto ignorarlo? Non lo so. Oggi, a mente fredda, dico di sì -aggiunge Neymar-. Ma sul momento io e i miei compagni abbiamo chiesto aiuto agli arbitri e siamo stati ignorati. Questo è il punto. Noi che partecipiamo all'industria dello spettacolo dobbiamo riflettere. Un'azione può portare a una reazione: accetto la mia punizione perché avrei dovuto seguire un'altra strada, quella del calcio. Spero, d'altra parte, che anche chi ha offeso venga punito. Il razzismo esiste, ma dobbiamo fermarlo. Ne abbiamo avuto abbastanza. Questo ragazzo è stato un cretino. E lo sono stato anche io, per essermi fatto coinvolgere. Almeno posso girare ancora a testa alta oggi".

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