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Squinzi a Poletti: non più alibi, ora riforme

09 giugno 2014 | 09.36
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Squinzi a Poletti: non più alibi, ora riforme

Roma, 9 giu. (Labitalia) - Tra governo e Confindustria non sarà un 'incrociare di spade' ma l'esecutivo Renzi resta per viale dell'Astronomia un 'sorvegliato' speciale, soprattutto sul fronte caldo del mercato del lavoro. Sarà quello, infatti, per gli imprenditori italiani, il vero terreno su cui testare l'affidabilità della compagine di governo che al momento, comunque, continua a raccogliere la fiducia e il plauso sia di Confindustria che dei suoi under 40. Una partita che si giocherà essenzialmente sul terreno della contrattazione, che gli imprenditori considerano il trampolino di lancio verso la competitività delle aziende e su cui il governo appare pronto. E' questo il quadro che emerge dall'insolito 'faccia a faccia' che ha visto protagonisti il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sabato, dal palco del convegno dei giovani imprenditori.

E la delega sul mercato del lavoro, in questo senso, sarà cruciale, e la sua approvazione, "entro l'anno", come spera Poletti, determinante. "Sono stato contento del mandato forte che è arrivato al governo. Ma a questo punto Renzi deve fare le riforme per sciogliere i nodi che frenano lo sviluppo, non ci sono più paraventi. E' il momento di prendere delle decisioni. Non si può andare avanti con i vecchi sistemi e le vecchie consuetudini. Il Paese deve cambiare registro", dice subito Squinzi. "Le riforme vanno fatte ora e subito, già nei prossimi mesi, perché altrimenti la possibilità di far ripartire l'economia e di creare occupazione per i giovani, resterà solo una illusione", ribadisce.

Un invito che Poletti accetta subito: "Noi siamo pronti". Nella delega, spiega il ministro del Lavoro, "c'è tutto: dalla riforma dei contratti agli ammortizzatori sociali, dalle politiche attive all'agenzia per il collocamento". "Ci siamo presi una bella responsabilità, perché quello che serve non è più un restyling. Dobbiamo innovare", dice ricordando lo stop immediato al rito della concertazione a volte solo un modo per stare tutti intorno a un grande tavolo facendo poi pagare il conto a pantalone". "Quando non riuscivi a metterti d'accordo alla fine ci mettevi dentro un intervento 'crisi-prepensionamenti', tutti contenti, sindacati, lavoratori e politica. Ma chi li pagava i prepensionamenti? I cittadini italiani", aggiunge in sintonia, su questo, con Confindustria.

"Io non sono mai stato affezionato alla concertazione anche perché penso che è bene ascoltare tutti ma alla fine sia uno solo che debba decidere. Lo faccio anche io nella mia azienda di cui sono amministratore delegato unico", risponde infatti, tra gli applausi della sala, Squinzi che incassa anche una 'correzione' del termine "palude" cui spesso ha alluso il premier. "La palude è un contesto dove ognuno non ha fatto la propria parte", spiega ancora Poletti che rassicura la platea. "Non incrociamo nessuna arma con Confindustria. Le posizioni espresse qua e all'assemblea di Confindustria sono di buona dialettica tra persone che sanno quanto è complessa la situazione", dice.

Ma Confindustria incalza comunque: iIl dl sui contratti a tempo "è stato solo un aperitivo", ora la partita si deve spostare sui contratti a tempo indeterminato. "Serve un contratto più conveniente per le imprese e questo ministro ce l'ha ben chiaro: un contratto a tempo indeterminato vantaggioso, con le giuste flessibilità che ci permettano di investire sui nostri collaboratori", chiede Squinzi che annuncia la prossima, imminente, convocazione degli industriali da parte del governo per discutere della proposta già presentata a Poletti nelle settimane scorse. Un tema, questo, che trova tutta l'attenzione del governo intenzionato a intervenire comunque sulla contrattazione. "E' mai possibile che in un contratto di 250 pagine, dove è stabilito tutto, dal colore delle maglie alla pausa pipì, non si trovi invece qualcosa che leghi il lavoratore all'esito del lavoro per cui è stato assunto?, si chiede Poletti. E un confronto, dice ancora, dovrà esserci anche sul salario minimo, su cui gli industriali sono favorevoli.

"Dobbiamo per capire qual è il punto di equilibrio tra i rischi di appiattire in basso la contrattazione, che incorpora questa scelta, e gli indubbi vantaggi per i lavoratori che avrebbero un punto di riferimento minimo di tutela", dice rinviando appunto a "un confronto serio con le parti sociali".

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