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Squinzi, Bracco: "Famiglia e umanità dietro il suo successo"

04 ottobre 2019 | 14.33
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Squinzi, Bracco:

"Ci mancherà tanto Giorgio Squinzi. Non riesco a immaginare come sarà senza le sue telefonate. Mi diceva, spesso: vengo a trovarti. Poi magari mi dava buca una volta su due, ma avevamo una forte consuetudine. Anche con la moglie Adriana". Così Diana Bracco, ad del gruppo Bracco, su 'Il Sole 24 Ore' ricordando l'ex presidente di Confindustria scomparso in questi giorni.

"Era - rileva Bracco - un uomo pieno di interessi. Simpaticissimo. Su tutti c'era però questa passione per la sua famiglia, la moglie Adriana i due figli. Ho un bellissimo ricordo della maniera dolcissima di interloquire sua e della moglie e dell'appoggio che lui dava alei e lei a lui. Ha avuto una famiglia unita e molto amata, tutti lavorano in azienda. Giorgio Squinzi ha ottenuto grandi risultati come imprenditore e io penso che si possano ottenere grandi risultati quando si ha alle spalle un clima unito e di grande fiducia. Lui ce lo aveva e anche questo è una significativa espressione dell'azienda familiare".

L'amicizia con Squinzi, racconta Bracco, "è un'amicizia nata molti anni fa in Federchimica. È stato allora che abbiamo cominciato a condividere le posizioni: abbiamo fatto molte cose belle insieme. Poi io sono andata in Assolombarda e successivamente in Confindustria come vicepresidente perla Ricerca e l'innovazione, un ruolo che anche lui ha ricoperto. In seguito ci siamo passati il testimone alla guida di Federchimica. Ci sono sempre stati cari temi come la centralità dell'impresa e la volontà, ferma, di convincere la politica a curarsi dell'impresa".

Squinzi, sottolinea ancora Bracco, "era un europeista molto convinto che aveva iniziato a parlare di Stati Uniti d'Europa molto tempo fa. Era molto ascoltato a Bruxelles edera così bravo che lo elessero presidente del Cefic".

Quando entrò nel cda di Bracco, aggiunge, "era il 2005. Ho sempre tenuto molto ad avere il suo parere e la sua visione globale, sull'Europa, la Cina, gli Stati Uniti. Si preparava tantissimo, faceva sempre domande centrate e dava suggerimenti preziosi. Mi mancherà moltissimo Giorgio, con la sua ossessione perla crescita. Ma è così, le aziende se vivono devono crescere. Però si lamentava dell'Italia perché è un paese stagnante. Ha sempre lavorato molto e anche quando si è ammalato, alla fine del mandato di presidente di Confindustria, non lo ha mai fatto pesare".

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