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Squinzi: "Non esiste 'dieselgate', vicenda Volkswagen è una frode"

21 ottobre 2015 | 15.27
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AFP PHOTO / PATRIK STOLLARZ. - AFP
AFP PHOTO / PATRIK STOLLARZ. - AFP

''Non esiste un 'dieselgate' o una 'questione diesel'. La vicenda Volkswagen va vista per quello che realmente è: ''una frode''. Lo afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, in audizione nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera.

Sul piano economico, gli effetti del caso Volkswagen, ''per le sue dimensioni, si estenderanno inevitabilmente oltre i confini dell’impresa: stiamo parlando, infatti, del secondo produttore mondiale di autoveicoli'', ricorda il presidente. Quindi, secondo il presidente di Confindustria, "ci vorrà tempo per stimare sia l’impatto di quanto accaduto sul settore automobilistico e sull’economia tedesca, sia le possibili ripercussioni di tipo macroeconomico".

In Italia lo scenario del caso Volkswagen presenta ''luci e ombre'', spiega ancora Squinzi. ''Segnali rassicuranti sono giunti pochi giorni fa in merito ai piani di investimento per i marchi italiani che fanno parte del gruppo tedesco: Ducati, Lamborghini e Italdesign non verranno toccati dai tagli''. Al contrario, evidenzia il presidente di Confindustria, "nutriamo forti preoccupazioni per i possibili effetti dello scandalo sul nostro indotto''.

Le imprese italiane della componentistica auto, ricorda Squinzi, ''hanno da tempo indirizzato una quota crescente delle proprie produzioni verso le commesse tedesche, tant’è che la Germania è il nostro primo partner commerciale, pesando per il 25% sulle vendite italiane all’estero''.

I dati dell’Osservatorio della filiera dell'auto mostrano come metà del fatturato complessivo annuo della componentistica auto sia costituito dall’export (20 miliardi di euro su 40 miliardi complessivi). Di questi, osserva il presidente degli industriali, ''ben 4 miliardi derivano dall’export verso la Germania, dei quali 1,5 miliardi sono frutto delle commesse per il gruppo Volkswagen. E' evidente, quindi, che sebbene sia ancora presto per quantificare i danni per il nostro Paese, come il futuro del nostro indotto sia strettamente legato a quello della casa madre''.

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