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Stamina: Comitato etico Bergamo, qui porte chiuse da subito

14 maggio 2014 | 17.55
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Milano, 14 mag. (Adnkronos Salute) - Quando Stamina bussò alle porte degli ospedali Riuniti di Bergamo, prima di approdare a Brescia, il no dei medici arrivò fin da subito, senza che la questione venisse neanche posta all'attenzione del Comitato etico. Il motivo: agli occhi dei camici bianchi che si occuparono delle valutazioni il metodo "mancava di scientificità" e venne rifiutato. E' la ricostruzione di Antonio Spagnolo, presidente del Comitato etico della Provincia di Bergamo che, durante l'audizione di oggi in Commissione Sanità del Consiglio regionale lombardo nell'ambito dell'indagine conoscitiva su Stamina, ripercorre la fase in cui la Fondazione guidata da Davide Vannoni avviò contatti con la struttura bergamasca, dotata di una cell factory, per un eventuale progetto nell'ospedale.

"I medici di Bergamo, e nello specifico il primario di Ematologia Alessandro Rambaldi, non hanno fatto arrivare la 'pratica' al Comitato etico, perché già dal punto di vista scientifico le cose non erano chiare. Tra l'altro Bergamo avrebbe avuto anche la possibilità di ospitare il trattamento perché dotata di cell factory. Ma una cell factory responsabile deve sapere qual è il metodo e se questo metodo c'è oppure no". Nel caso di Stamina, sostiene Spagnolo, "non c'era un dossier scientifico. I presupposti erano quelli di usare il proprio personale all'interno dell'ospedale, quindi la struttura doveva offrire soltanto il laboratorio. E questa non è una cosa molto corretta". (segue)

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